venerdì 4 febbraio 2011

IL POLESINE (la sua storia - la mia terra…natìa)

UNA TERRA DAI CONFINI D’ACQUA, UN MILLENARIO INTRECCIO DI TRADIZIONI - Il Polesine, lembo orientale della pianura Padana, nel Medio Evo è stato teatro di continue, aspre contese tra gli Estensi di Ferrara, gli Scaligeri di Verona, i Gonzaga di Mantova, i Carraresi di Padova e la Repubblica di San Marco che alla fine prevalse su tutti. Una terra di confine e nello stesso tempo dai confini non ben definiti, fino a quando il dominio degli Austriaci stabilì che i suoi confini fossero quelli delineati dalla natura: il Po e l’Adige. Una storia millenaria intessuta di usi, costumi, dialetti, fa della terra polesana una terra che offre una varietà ed un intreccio di tradizioni riconoscibili anche sul piano gastronomico. Echi architettonici lombardi ed emiliani convivono nel notevole patrimonio artistico delle numerose ville signorili e dei palazzi d’epoca, nelle chiese, nei monasteri, come anche nelle costruzioni rurali. Una terra dove anche il rapporto tra l’uomo e l’elemento acqua è un intreccio di amore e timore. Acqua amica da amare: un tempo, per i trasporti e i costruttori di barche, per la forza motrice che alimentava i mulini e come fonte di alimentazione; oggi, dai naturalisti per le suggestioni dei riflessi della natura sul fiume, le improvvise bianche spiaggette, le lussureggianti golene, regno incontra stato di falchi pellegrini, falchi pescatori, garzette, fenicotteri. Acqua nemica da temere: per il suo tragico irrompere fin dai tempi più remoti con devastanti straripamenti ed alluvioni. La tenace opera dell’uomo ha plasmato il paesaggio palesano, in particolare dal primo Seicento con la grandiosa opera idraulica del taglio di Porto Viro, il canale artificiale lungo sette chilometri che ha deviato le acque del Po. Nel Settecento sono nate le Valli da pesca, ancor oggi rilevante patrimonio economico per la produzione di pesce pregiato (spigole, orate, anguille, cefali). La compenetrazione terra-acqua rende il Polesine un paesaggio anfibio tutt’altro che statico ma in continuo divenire, movimentato con armoniosa discontinuità dall’alternarsi di canali, coltivazioni, centri urbani, cantieri navali, vegetazioni spontanee, pioppeti, testimonianze storico artistiche, parchi acquatici, borgate di pescatori, idrovie. Per concludere: tra il mare e i Polesani esiste da sempre una sfida, entrambi non ammettono di perdere; il mare con la forza cieca della natura, i Polesani con la forza atavica della sopravvivenza - S. De Stefani
Personalmente mi soffermerei sull’ultima frase del Post anzi, sull’ultima parola (dice tutto e non dice nulla ma rende chiaramente l’idea dell’ambiente e della sua gente più di molte parole) ossia: ‘SOPRAVVIVENZA’ -  Tratto da: http://www.aoionlus.it/Portals/0/DOCS/sottovoce_132_2010.pdf  



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