mercoledì 4 maggio 2011

CARPE DIEM ( più o meno, ‘vivi il…presente’)

Carpe diem, letteralmente "Cogli il giorno", normalmente tradotta in "Cogli l'attimo", anche se la traduzione più appropriata sarebbe "Vivi il presente" (non pensando al futuro) è una locuzione tratta dalle Odi del poeta latino Orazio . Viene di norma citata in questa forma abbreviata, anche se sarebbe opportuno completarla con il seguito del verso oraziano: "quam minimum credula postero" ("confidando il meno possibile nel domani"). Si tratta non solo di una delle più celebri orazioni della latinità; ma anche di una delle filosofie di vita più influenti della storia, nonché di una delle più fraintese, nella quale Orazio fece confluire tutta la potenza lirica della sua poesia. La «filosofia» oraziana del carpe diem si fonda sulla considerazione che all'uomo non è dato di conoscere il futuro, né tantomeno di determinarlo. Solo sul presente l'uomo può intervenire e solo sul presente, quindi, devono concentrarsi le sue azioni, che, in ogni sua manifestazione, deve sempre cercare di cogliere le occasioni, le opportunità, le gioie che si presentano ‘oggi’, senza alcun condizionamento derivante da ipotetiche speranze o ansiosi timori per il futuro. Si tratta di una «filosofia» che pone in primo piano la libertà dell'uomo nel gestire la propria vita e invita a essere responsabili del proprio tempo, perché, come dice il Poeta stesso nel verso precedente, "Dum loquimur, fugerit invida aetas" ("Mentre parliamo, il tempo invidioso sarà già passato"). Nel binomio s'intrecciano due concetti profondi, la qualità (carpe) e la temporalità (diem) del vivere. A confermare la natura serena del godimento oraziano, il verbo carpere, che denota un gusto leggero, un piacere centellinato e fine, fatto di goduriosa eleganza e sottile diletto catartico. Il giorno invece, il termine diem, sottolinea la limitatezza, la precarietà dell'esistenza, che può essere bruscamente interrotta da qualsiasi accidente e che perciò dev'essere vissuta con l'intensità che la consapevolezza della sublimità del mondo dona. Ma anche guardare al semplice godimento di un piacere, pur se responsabilizzato, è mortificante del profondo senso della locuzione. Orazio volle infondere una serena dignità all'uomo che dia valore alla propria esistenza sfidando l'usura del tempo e il suo status effimero. Lungi quindi dall'essere un crasso e materialista invito al bere, od anche un piacere senza turbamento, carpe diem esprime l'angosciosa imprevedibilità del futuro, la gioia dignitosa della vita e il coraggio della morte; l'espressione di un valore che spesso nelle odi oraziane si confonde con l'ammirata esplorazione lirica del paesaggio, talvolta meraviglioso e sublime, talvolta a tinte cupe e fosche: riflesso perenne di un'esistenza complessa, di un reticolo fittissimo di esperienze ed emozioni che è lecito vivere intensamente prima della morte.
Perché oggi mi sono ‘concentrato’ su questi due vocaboli ? Perché nei prossimi due o tre giorni lo sentirò nominare più d’una volta come ormai succede di frequente in queste occasioni. A quali occasioni mi sto riferendo ? Ne parlerò prossimamente se (c’è sempre un ‘se’ di mezzo, purtroppo) avrò tempo, spazio e lo riterrò opportuno. Per concludere più semplicisticamente, con ‘sto “carpe diem” si intende dire di non guardare- pensare troppo al futuro ma vivere meglio possibile (senza esagerazioni) il presente senza, naturalmente dimenticare il passato ed ovviamente ricordarsi ogni tanto di volgere uno sguardo sia pur ‘discreto’ e ‘veloce’ verso il domani che, naturalmente, se tutto procederà al meglio arriverà giorno dopo giorno fino a che……, ma, lasciamolo perdere quello, non pensiamoci nemmeno altrimenti vivremmo male e non ne varrebbe di certo la pena quindi, VIVIAMO, VIVIAMO ed ancora VIVIAMO soprattutto e semplicemente al meglio l’OGGI. A proposito, mentre sto scrivendo non mi sto rendendo conto che « Mentre scrivo il tempo, invidioso, sarà già fuggito quindi, “CARPE DIEM”, fiduciosi il meno possibile nel …domani. ». Ecco, a furia di girare intorno a sto benedetto ‘carpe diem’ non solo ho perso-buttato parecchio tempo (non sono proprio convinto di aver buttato del tempo, ho avuto modo di rifletterci ed altri lo faranno se mi … leggeranno) ma devo aver fatto un po’ di giravolte linguistiche alquanto contorte quindi, chiedo mestamente … venia.  Un saluto. Luciano Cremascoli -

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