venerdì 10 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 3)

“LA COGNIZIONE DEL DOLORE”
di Carlo Emilio Gadda
Dal terrazzo la veduta spaziava perdutamente fino alle lontane colline, e poi più lontano forse, nel sole. Si spegneva ai tardi orizzonti: e agli ultimi fiumi delle fabbriche, appena distinguibili nella foschia: posava alle ville e ai parchi, cespi verdissimi, antichi, tutt’attorno la mite accomandita di quei piccoli laghi. Eran livelli celesti, opachi, future torbiere, tra l’insorgere dei mille piacevoli incidenti d’una orografia serena, che aveva conosciuto il cammino delle Grazie. Terra vestita d’agosto, v’erano sparsi i nomi, i paesi. Ed era terra di gente e di popolo, vestita di lavoro.
CARLO EMILIO GADDA (1893-1973)
Ogni provincia italiana, commenta Silvia Avallone, giovane scrittrice e poetessa di casa nostra, ha delle vedute così. Laggiù i relitti industriali, coperti di edere; qui i resti di un mercato, le luci che si spengono negli uffici. C’è sempre una collina, o un parco, tra una fessura e l’altra. Il confine della natura, la sua grazia taciturna, resistono all’insistenza delle scavatrici, agli sbuffi grigi degli impianti. La terra è come noi, vestita di lavoro. Alberi e ciminiere si confondono in un unico tessuto. Basta lasciare libero lo sguardo, sembra dirci Gadda, per scorgere la segreta somiglianza tra i profili dei capannoni e quelli delle colline e dei fiumi. 
Silvia Avallone 
Personalmente non concordo pienamente con la Avallone nel sostenere che ‘ogni provincia italiana ha vedute così’, geograficamente l’Italia è troppo ‘diversa’ come territorio: si va dai territori prevalentemente montagnosi ed umidi del nord a quelli aridi ed asciutti del sud, da quelli eccessivamente industrializzati a quelli prevalentemente agricoli-pastorizi, province completamente ‘affacciate’ sul mare e province che il mare non sanno nemmeno cosa sia ma, prendiamo sia la poesia ‘paesaggistica’ che successivo commento per quello che sono. Ad ognuno la libertà di dare l’interpretazione che ritiene più appropriata; dopotutto ogni cosa (vivente o meno) può apparire più o meno gradevole alla vista, tutto dipende dall’angolatura e/o dallo spirito con la quale la si intende osservare. Un saluto. Luciano Cremascoli -

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