venerdì 17 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 4)

“DECAMERON” 
di Giovanni Boccaccio

Era già l’oriente tutto bianco e li surgenti raggi per tutto il nostro emisperio avevan fatto chiaro, quando Fiammetta da’ dolci canti degli uccelli, li quali la prima ora del giorno su per gli albuscelli tutti lieti cantavano, incitata su di levò e tutte l’altre e i tre giovani fece chiamare; e con soave passo a’ campi discesa, per l’ampia pianura su per le rugiadose erbe, infino a tanto che alquanto il sol fu alzato, con la sua compagnia, d’una cosa e d’altra con lor ragionando, diportando s’andò. Ma sentendo che già i solar raggi si riscaldavano, verso la loro stanza volse i passi: alla qual pervenuti, con ottimi vini e con confetti il leggiere affanno avuto fé ristorare, e per lo dilettevole giardino infino all’ora del mangiare si diportarono.

Un gruppo di sette ragazze e tre ragazzi si rifugia in una gradevole campagna, lontano da Firenze dove infuria la peste (1348). Ognuno dei giovani narrerà, ogni giorno, una novella, così da raggiungere il numero di 100 in 10 giorni. Gli uccelli che cantano alle prime luci dell’alba, i piedi che sfiorano l’erba scintillante di rugiada sono l’abbozzo armonioso di un Eden alla Simone Martini (pittore e miniatore italiano – Siena, 1284 * Avignone, 1344), contrapposto al cupo sfondo dell’epidemia cittadina. 
Così riassume il Decameron  (dal Greco Antico, ‘dieci giorni’), raccolta di cento novelle di Giovanni Boccaccio (1313 – 1375) scritte (probabilmente – si dice) tra il 1349 ed il 1351 da cui è tratta appunto la Novella di cui sopra, Cesare Segre, Filologo (studioso delle parole), Semiologo (studioso dei segni) e critico d’arte nonché, attualmente, Professore Emerito all’Università di Pavia e Direttore del Centro Ricerche su Testi e Tradizioni Testuali dello IUSS (Istituto Universitario di Studi Superiori) di Pavia.
Cosa potrei aggiungere io, comune mortale (o lettore che dir si voglia) dopo la così sintetica ma completa e chiara esposizione  d’una "penna" quale Cesare Segre ? Assolutamente nulla ! Un saluto. Luciano Cremascoli - 

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