domenica 28 agosto 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n.10)

I VANDALI IN CASA
di Antonio Cederna 

nato a Milano il 27-10-1921
morto a Ponte in Valtellina il 27-08-1996
   
Lasciato un gruppo di madri e bambini sotto una fitta ombra, eccoci improvvisamente in una radura in cui giace un pestifero cumulo di immondizie, quindi incontriamo un vecchio villino in rovina, con resti sgretolati di fontana con rilievi e pezzi di statue rovesciate a terra. Altro folto d’alberi, tracce di antico viale, avanzi di profondo pozzo, e ci troviamo in un’altra radura, dove davanti ad una baracca in legno due uomini esaminano in silenzio un cavallo. Altri alberi, fili con biancheria, grosse cataste di legname, ed eccoci in un altro spiazzo pelato con autorimessa e uomini in tuta: dappertutto, in quanto rimane di questo parco, si respira una strana aria di illecito tollerato, di gente che si nasconde e mimetizza.
Gian Antonio Stella (nato a Asolo-Tv 15-03-1953)
Ecco come  vede il breve ma lucido racconto di Antonio Cederna (giornalista, ambientalista, politico ed intellettuale di casa nostra) il giornalista (anche redattore del Corriere della Sera) nonchè scrittore Gian Antonio Stella che poi, il pensiero di entrambi (con l'aggiunta di un 'appunto' di Indro Montanelli),  non è poi così diverso l'uno dell'altro ('si è costruito, cosa si lascia ai posteri visto che distruggiamo'):


«Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno od un bisnonno», scrisse Indro Montanelli. Sfregiare una collina dissodata col piccone dai nostri avi, abbandonare agli sterpi una tenuta modello borbonico come a Carditello o cavouriana come a Trino Vercellese, riempie di pattume una necropoli o erigere enormi pale eoliche sulle rovine di una cittadella non è solo uno scempio estetico: è uno sputo sui nostri nonni che ci si spaccarono la schiena e sui nostri figli, ai quali non lasceremo ciò che abbiamo (immeritatamente) ereditato.
A questo punto direi che non c'è proprio altro da aggiungere ma solo riflettere, riflettere ed ancora ... riflettere. Un saluto. Luciano Cremascoli.

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