venerdì 29 aprile 2011

CRETINO (Fenomenologia del)

Il cretino è un soggetto particolare, la cui principale caratteristica è di non sapere di esserlo. Che non è poco. Infatti, lo diverte esser se stesso al punto da provare una soddisfazione orgasmica per le sue perfomance, di un tale livello di deficienza da attivare spesso la pietà in chi lo osserva. Fin tanto che agisce intervenendo sulla propria esistenza il pietismo rimane, dunque, una possibilità. Quando invece comincia a credere che la sua cretineria potrebbe riscontrare la simpatia o peggio l’approvazione altrui, fa il salto mortale, che crede di qualità, ed infetta il mondo con il suo vuoto mentale.
E che si tratti di una pericolosa malattia infettiva, che senza tema di smentita potremmo paragonare alla peste bubbonica, è dovuto al fatto che non c’è cretineria senza cattiveria. L’ha spiegato molto bene Socrate che perdonava i malvagi poiché sosteneva che se avessero avuto qualche idea in testa certamente avrebbero agito per il bene. Socrate però era Socrate. A chi avversa i cretini, invece, di solito il ‘file’ del perdono manca. Costoro sarebbero invece più contenti se i cretini si facessero un giretto sulla Piana della Verità nell’Iperuranio, liberando un bel po’ di spazio-tempo sulla terra, ormai sovraffollata. È bene chiarire che la cattiveria dei cretini ha una causa originaria. D’altronde le azioni dei cretini seguono soltanto il principio di causalità, non conoscendo nessun’altra radice possibile dell’agire. Qualsiasi loro attività è sempre conseguenza di qualcos’altro, che non è definibile nei termini di motivazione ma di semplice spinta meccanica. La causa della cattiveria è da ricercarsi nell’invidia di tali soggetti per l’intelligenza altrui. Non che riescano ad apprezzarla, sia chiaro. Avvertono come un impulso primordiale di origine filogenetica ancora allo stato embrionale che dà loro una sorta di indeterminata e primitiva percezione di trovarsi di fronte a un essere vivente evoluto, portatore di qualcosa che non soltanto manca loro ma che inoltre non potranno mai possedere. Così scatta l’unico sentimento di cui sono capaci: l’invidia, per l’appunto, che ha anche delle terribili controindicazioni. Nello stomaco si trasforma in un tale groviglio di rabbia che spesso provoca gravi malattie. Non a tutti però, anzi i cretini-star sono i più forti e quelli che si ammalano di meno. Mettetevi dunque l’animo in pace: liberarsene è impossibile. Il motivo è semplice. Si tratta della potente volontà di ogni entità biologica (compresi i vegetali) di sopravvivenza e di adattamento, anche in presenza di gravi alterazioni. Se i cretini sono al mondo è per madre natura che – profondamente innocente - ha fatto del nostro corpo un corpo saggio, tanto da far dire a Nietzsche: “Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza”. Che ci voglia una buona dose di saggezza per sopportare di rimanere legato a un cretino per tutta la vita, mi pare d’altronde ormai chiaro. Ovviamente il corpo affina, in questi casi, maggiormente le proprie capacità, fino al punto da far sopravvivere il cretino più del dovuto. Per concludere, un accenno alla madre sempre incinta dei cretini, per ricordarle che la porta della santità si spalancherà davanti a lei nel caso dovesse scegliere di farsi monaca di clausura.
Ed i “NON cretini” ? Non saranno/saremo tutti cretini ! L’unica colpa che possono avere i non cretini è di essere, in fondo, troppo buoni e, in nome di principi universali di rispetto per l’altro, lasciano che i cretini divengano forti, fortissimi, fino ad apparire loro, i cretini, il modello vincente.   In fondo i  non cretini credono troppo nelle qualità umane, che non albergano in tutti gli uomini, ma sono faticosamente innestate in una minoranza, che sempre minoranza sarà. La genuinità - se si vuole, l’autenticità - dei ‘non cretini’ è spesso scambiata per ingenuità e rende forti i cretini. Ma c’è ancora qualcosa che ci avverte che “trattasi di cretino”: l’unica forza che sanno esercitare è il dominio; la potenza è roba da intelligenti. Perché si è parlato di cretini ? Per non fare sempre tutto seriamente ma soprattutto per NON parlare sempre troppo seriosamente di intellettuali, letterati e, me lo si consenta ma ci sono anche costoro, di … genialoidi. Un saluto . Luciano Cremascoli -  

domenica 24 aprile 2011

FURANO (nelle capsule del caffè)

Consumare caffè in capsula aumenta il rischio di ingerire furano, ossido tossico e cancerogeno, generalmente considerato un inquinante organico persistente, presente soprattutto quando cibi e bevande vengono sottoposti a trattamento termico. Javier Santos, docente di chimica analitica all’Università di Barcellona, ha deciso di studiare attentamente la presenza di sostanze pericolose nel caffè. Con un team di esperti ha quindi redatto il rapporto “Occurrence of furan in coffee from Spanish market: Contribution of brewing and roasting”, con il quale sono state messe in luce alcune criticità nella produzione e distribuzione del caffè nel mercato spagnolo, equiparabili alla situazione italiana. Lo studio dell’Università di Barcellona, pubblicato sulla rivista scientifica Food Chemistry, ha analizzato le diverse modalità di somministrazione della famosa bevanda: inpolvere, solubile e in capsule, rilevando come nel caffè in capsule le dosi di furano siano più elevate rispetto ad un caffè fatto in maniera tradizionale. Stilando una classifica approssimativa di contenuto di furano per le diverse tipologie di caffè, si ottiene: - caffè in capsule, 117-244 nanogrammi per millilitro; - caffè preparato con macchinetta tradizionale, 20-78 ng/ml;  - caffè decaffeinato, 15-65 ng/ml; - caffè solubile, 12-35 ng/ml.
 Secondo il Professor Santos «la ragione di questi alti livelli è dovuta al fatto che le capsule ermeticamente sigillate impediscono che il furano, che è altamente volatile, si disperda». Nonostante i dati preoccupanti, il team di studiosi rassicura gli amanti del caffè, dato che i livelli di sostanze nocive riscontrate sarebbero tali da non essere ritenuti dannosi per la salute umana. Resta comunque il fatto che, insieme al black gold, il corpo assorba, in dosi variabili, furano. Ciò potrebbe orientare i più assidui bevitori a scegliere l’opzione più sicura possibile. Come sottolineato più volte, soprattutto in merito alle dosi di cibo radioattivo che una persona può ingerire in “tutta sicurezza”, il dubbio sorge in merito alla possibilità di accumulo di queste sostanze nel nostro organismo: se i tecnici sono certi che, per essere pericoloso, il furano dovrebbe essere ingerito in quantità molto elevate (circa 20 caffè al giorno), ben poco ci dicono sul rischio di accumulo.
Concludendo, beviamoci pure in tutta tranquillità una tazzina di caffè fatta con la ‘macchinetta’ dell’ufficio (con Furano), dopodiché una sigaretta (Polonio) non prima di aver velocemente ‘ingurgitato’ durante la ‘pausa pranzo’ un ‘piatto unico’ (precotto, preconfezionato, pretutto per intenderci – con tutti i conservanti, coloranti, apportatori di sapore, esaltatori di sapidità – tutti elementi consentiti dalla legge, sia ben chiaro) accompagnato da bevanda rigorosamente analcolica (con i suoi bei coloranti ed altro – l’occhio ed il gusto chiedono la loro parte) senza dimenticare la ‘merendina’ della metà mattina (anch’essa con la sua buona dose di tutti quei conservanti ecc. di cui sopra) passando dall’aperitivo (di un bel color rosso od arancio, di certo colori non provenienti da materia prime naturali) con i colleghi. Se moltiplichiamo tutto questo per i giorni lavorativi (si sta ‘lavorando’ con la fantasia -ma non più di tanto, con la … fantasia – solo sui giorni lavorativi dimenticando per un’attimo quello che ingurgitiamo al di fuori del ‘tempo lavorativo’, durante i giorni di riposo, ferie ed altro) e facciamo due conti su quanti alimenti cancerogeni, volenti o nolenti ci troviamo ad ‘immettere’ nel nostro organismo, senza considerare l’inquinamento atmosferico (che ci costringe a respirare quello che respiriamo…) non ci dobbiamo e/o possiamo lamentare-stupire se poi ci ritroviamo con delle patologie in genere procurate da elementi cancerogeni apportatici dall’ambiente in cui viviamo o da un’alimentazione, diciamo così distratta o superficiale. Ma, purtroppo, si è costretti a vivere con  tempi e ritmi a cui è pressoché  impossibile ribellarsi o proporsi diversamente quindi si è costretti (in alcuni casi ci va meglio … così) poi a dover curare e non come si dovrebbe … PREVENIRE. L’argomento ‘alimentazione - inquinamento ambientale/tumori’ è troppo ampio per poterlo riassumere con poche righe, ci ritorneremo prossimamente. Un saluto – Luciano Cremascoli – 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

sabato 23 aprile 2011

Pasqua 2011 (auguri)

Pasqua è festa di luce,
festa di vita,
di rinascita,
di gioia,
di amore,
festa di pace,
che per ciascuno
sia il momento
di aprirsi alla luce,
di rinascere nel cuore,
di gioire nell'anima,
di amare la vita,
di sentire la pace
... che come un mare calmo
rinfreschi i cuori.
Auguri a tutti.
E come sempre, anche per non smentirmi, 
Un saluto – 
Luciano Cremascoli -

giovedì 21 aprile 2011

POLONIO NELLE SIGARETTE (radioattivo quindi cancerogeno)

C'è anche il “POLONIO” nelle sigarette - Le Multinazionali del Tabacco e non solo,  hanno taciuto le ricerche che ne dimostrano la presenza. Lo rivela uno studio. Le industrie del tabacco hanno taciuto le ricerche che ne dimostrano la presenza. Per oltre 40 anni le multinazionali del tabacco avrebbero studiato gli effetti del polonio 210, sostanza radioattiva letale presente nelle sigarette, ma non hanno pubblicato i risultati.

Lo rivela uno studio che verrà pubblicato sul numero di settembre dell'American Journal of Public Health. Per arrivare a queste conclusioni sono stati analizzati oltre 1.500 documenti interni delle company del fumo, rivela il quotidiano britannico The Independent. Il Polonio 210, noto per causare tumore del polmone negli animali è salito alla ribalta per essere stato utilizzato per uccidere Alexander Litvinenko a Londra nel 2006. Ebbene - denuncia questo nuovo studio - le industrie produttrici di sigarette, mentre tentavano senza riuscirci di eliminare questa sostanza dai loro prodotti, hanno tenuto le ricerche sotto silenzio. Un silenzio rotto solo ora dai ricercatori guidati da Monique Muggli, della Mayo Clinic nel Minnesota. Il polonio 210 è presente sia sulle foglie del tabacco che all'interno della sua struttura chimica. Gli scienziati alle dipendenze delle multinazionali hanno tentato inutilmente per anni di eliminarlo, ricorrendo anche alla modificazione genetica o studiando filtri per rimuovere il micidiale veleno. 

Fra i documenti interni di una multinazionale del tabacco ne è stato trovato uno di 30 anni fa che sottolinea come la pubblicazione di questo genere di ricerche, dal 1978, «avrebbe l'effetto di svegliare il "gigante che dorme"». Da qui la decisione di tacere, comune a tutti i colossi del tabacco, evitando che la questione venisse all'attenzione dell'opinione pubblica, a differenza delle altre caratteristiche che hanno portato sempre più le sigarette sul banco degli imputati. Un portavoce della British American Tobacco replica che «non è noto quale componente delle sigarette causi il cancro e fa presente che il polonio 210 si trova anche nei cibi». Naturalmente bisognerebbe stabilire quali siano le ‘soglie’ oltre le quali un componente (il polonio 210 ad esempio) può diventare non dico dannoso ma addirittura deletereo per la nostra salute.

A questo punto la mente corre veloce alle Centrali  Nucleari Giapponesi dopo il l’ultimo devastante terremoto che ne ha pregiudicato la sicurezza e le Consultazioni Referendarie del giugno prossimo dove saremo chiamati per esprimere il nostro parere sull’utilizzo o meno di Centrali Nucleari sul territorio Nazionale. Considerazione conclusiva: saremo capaci di dire NO al Nucleare in Italia (troppo rischioso e pericoloso per la nostra salute nonostante oltre le Alpi siamo circondati da Centrali Nucleari anche … datate quindi, più a rischio incidenti)  e contemporaneamente dire BASTA al fumo di sigarette sia diretto (fumando) che indiretto (il cosiddetto fumo passivo)  il quale contiene anch’esso il “polonio 210”, lo stesso elemento emesso dalle Centrali Nucleari in caso di incidente ed altamente tossico in entrambi i casi (sia da sigaretta che da nucleare) da portare addirittura a ‘morte certa’ (come il più ‘pericoloso’ dei veleni) senza alternativa – rimedio - cura (non esiste antidoto) alcuna ? Riflettiamoci seriamente ! Un saluto  – Luciano Cremascoli - 

martedì 19 aprile 2011

LIBERTA’ (in uno spirito libero)

Parliamo sempre del nostro desiderio di libertà. Vogliamo essere liberi, senza patti e condizioni. Liberi di pensare, liberi di fare, liberi di parlare, liberi di sognare, liberi di agire, liberi di credere, liberi di scegliere una morale, liberi di avere un indirizzo politico, liberi di ragionare... Questa libertà, questa agognata facoltà di decisione senza orizzonti, non ha forse necessità di avere dei limiti? Senza limiti rischiamo di diventare schiavi dei nostri desideri, schiavi di noi stessi e della nostra libertà. Schiavi delle nostre passioni, dei nostri pensieri, dei nostri sogni, delle nostre idee. La sola soluzione è quella di governare la nostra vita, esserne dominatori assoluti, esserne padroni, per poter ispirarsi a quell'ideale di libertà che fa parte della nostra essenza, della nostra anima. Io mi comando e vivo perché governo la mia libertà.
Dedico queste poche righe a tutti quelli che si sentono “liberi da tutto e da tutti” (e, perché no, anche a coloro che per una ragione o per l’altra, volenti o nolenti, ne sono l’opposto), coloro che dentro di se hanno (o vorrebbero avere) uno “Spirito Libero, Ribelle e Selvaggio, senza catene ne legami per quelli che amano vivere pienamente la loro esistenza fatta di piccole cose senza rinunciare mai alla passione, senza mai rimpianti, ne … timori ! Lo so, oggi sono alquanto ribelle e/o polemico ma, cosa ci si vuol fare, sono così e non mi ci si può e, non vorrei nemmeno, cambiare ! Sto e mi sento bene …così.  Un saluto. Luciano Cremascoli - 


domenica 17 aprile 2011

NARCISISMO (patologico !)

Un’ interessante distinzione della patologia narcisistica è stata definita da Rosenfeld (1987): narcisisti a pelle spessa e narcisisti a pelle sottile. I primi sono arroganti, aggressivi, tendono a distruggere l'oggetto. I narcisisti a pelle sottile, sono vulnerabili, provano vergogna e soffrono del complesso di inferiorità (senso di inferiorità), ricercano costantemente l'approvazione e sono iper-sensibili a tutte le possibili critiche, spesso si identificano in quello che fanno. La patologia narcisistica si presenta raramente nelle forme classiche esposte, frequentemente la manifestazione è una forma mista, per questo motivo l'argomento "narcisismo compensatorio e complesso di inferiorità" risulta confuso. Gli autori più accreditati hanno proposto di suddividere il narcisismo in due gruppi: il primo caratterizzato da da grandiosità ed esibizionismo ed secondo da vulnerabilità e iper-sensibilità.
Gli appartenenti al primo gruppo non sono consapevoli della situazione. Il narcisista è molto soddisfatto di sé, è arrogante, sprezzante, invadente, vanitoso, egocentrico ed ha un gran bisogno di protagonismo. E' un manipolatore, un intimidatore, indifferente allo stato d'animo degli altri, ha una pelle "dura" e tende a costruire scudi tra se e gli altri che lo rendono impermeabile, insensibile. E' un tipo competitivo, con finalità ad ottenere immediati riconoscimenti e gratificazioni. Si sente speciale, dà per scontato che gli siano dovuti particolari privilegi e prova un profondo, spesso incontrollabile, sentimento di rabbia quando vantaggiosi trattamenti non gli sono riconosciuti. Si sente potente e tende a svalutare l'oggetto.
Il suo complesso di superiorità è inequivocabile, con un Super-Io particolarmente debole. La massima: "non cercare di sembrare così grande, non sei così piccolo"; inquadra la situazione emergente di superiorità - inferiorità. Il bisogno di sensazioni di superiorità in realtà cerca di compensare un forte complesso di inferiorità. Ha interesse per l'oggetto perché ammiri il suo Io grandioso. Questo narcisista può avere somiglianze con la personalità psicopatica. Chi evidenzia una personalità psicopatica dimostrano arroganza, disprezzo per il prossimo, tendono a sentirsi superiore agli altri. Le personalità psicopatiche hanno una forte tendenza ad agire i propri istinti antisociali trafugando, imbrogliando, sfruttando le persone e le situazioni, senza provare alcun senso di colpa.


Ma, fermiamoci qua, si potrebbe ‘urtare’ la sensibilità di qualcuno e questa sarebbe l’ultima cosa che io vorrei. Però non possiamo non notare quanto narcisismo ci sia intorno a noi, magari non ce ne si rende nemmeno conto a meno ché non si sia particolarmente osservatori ma nemmeno più di tanto. Ne vedo io quotidianamente intorno a me che potrei farne una lista talmente lunga che se, ognuno di costoro (narcisista, sia a pelle spessa che sottile) fosse un gradino di una scala si potrebbe raggiungere la famosa Madonnina posta sull’estremità del Duomo di Milano ma, per cortesia, non mi si chiedano nomi oppure propormi un qualche nome chiedendo se costui appartenga, quale gradino, alla fantomatica … scala; non potrei, anche volendo, sinceramente rispondere, una mia ‘etica’ me lo impedirebbe. Un saluto. Luciano Cremascoli -

sabato 16 aprile 2011

SPIRITUALITA’ (parabola - in prossimità della Pasqua)

“La campagna di un certo uomo ricco fruttò copiosamente: ed egli ragionava così tra sé medesimo: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti ? E disse: Questo farò: demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più vasti, e vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni: riposati, mangia, bevi, godi. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata: e quel che hai preparato, di chi sarà ?”  (Luca 12:16-20).
Questa parabola di Gesù è molto attuale ! Benchè tutti parlino di miseria, di bisogno, di disoccupazione, di crisi finanziaria, c’è spreco di denaro e abbondanza di beni di consumo ! Molti godono un alto tenore di vita e posseggono appartamenti, automobili, risparmi consistenti, gioielli.
C’è la convinzione che la sicurezza materiale possa garantire una vita felice e duratura… così pensava anche il coltivatore della parabola di Gesù che, illuso dalla ricchezza, si sentiva al sicuro perfino dalla morte !
Forse molti pensano che la ricchezza sia garanzia di vita e felicità ma si sappia che nessuno può allungare la propria vita neppure di un solo giorno. La morte è una triste realtà che colpisce tutti: ricchi e poveri. La vita non dipende dalle ricchezze, essa è un dono di Dio !

Neanche il denaro può dare significato alla nostra esistenza… solo Gesù può farlo; Egli è Colui che ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6): L’errore di tanti, lo stesso commesso dall’uomo della parabola, non è quello di possedere dei beni ma di esserne schiavi. Questo accade perché l’uomo, benché vivo fisicamente, è come se fosse già morto ! Infatti chi è privo della grazia, della vita e della benedizione che vengono da Dio giace in uno stato di morte che è separazione da Dio.
Anche tu, se non hai ricevuto la vita che Dio dona per mezzo di Cristo, sei spiritualmente morto ! L’Evangelo parla dell’amore che Dio ha manifestato per te sacrificando il Suo Figliuolo sulla croce per salvarti. Solo Gesù può darti una vita nuova, utile e ricca di significato.
Ci si ricordi… dopo la morte “viene il giudizio” (Ebrei 9:27). Ciò che si avrà accumulato con fatica passerà in altre … mani ma che ne sarà dell’anima ? C’è un’eredità “conservata nei cieli” per coloro che accettano Cristo (1 Pietro 1:4). Questa eredità, la vita eterna che Dio offre in dono mediante la fede in Cristo Gesù, può essere goduta fin d’ora… basta credere nel … Salvatore !
Per concludere, penso che, credere o non credere, l’importante è cercare di vivere al meglio; non è necessario essere ‘ricchi’, accumulare danaro a ‘più non posso’, l’importante è vivere sereni e tranquilli soprattutto nel rispetto del nostro prossimo. Per il ‘poi’, si … vedrà, se ci sarà qualcosa da ‘vedere’ ammesso e non concesso ci sia (esista) un qualcosa di veramente … eterno, ammesso e non concesso che ci … sia. Se si vive correttamente l’oggi non ci sarà nulla da temere dal ‘domani’, sarà sicuramente un domani sereno, ci si augura il più remoto (lontano nel tempo) possibile. Un saluto – Luciano Cremascoli -

venerdì 15 aprile 2011

SINDROME BIPOLARE (di cosa si tratta ?)

I disturbi dello "spettro bipolare", ovvero i quadri clinici un tempo globalmente indicati col termine di "malattia maniaco-depressiva", consistono in sindromi di interesse psichiatrico sostanzialmente caratterizzate da un’alternanza fra le condizioni contro-polari di eccitamento ed inibizione dell'attività psichica. Questa disregolazione funzionale si traduce nello sviluppo di alterazioni dell'equilibrio timico (psicopatologia dell'umore), dei processi ideativi (alterazioni della forma e del contenuto del pensiero), della motricità e dell'iniziativa comportamentale, nonché in manifestazioni neurovegetative (anomalie dei livelli di energia, dell'appetito, della libido, del ritmo sonno-veglia). Sulla base del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (D.S.M.), i disturbi bipolari comprendono il Disturbo Bipolare di I tipo, il Disturbo Bipolare di II tipo, il Disturbo Ciclotimico e la categoria residua del Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato.  Il disturbo bipolare si caratterizza per lo sviluppo di alterazioni ciclico-periodiche del livello di attivazione psichica, episodi talora intervallati da periodi asintomatici, talaltra capaci di cronicizzare in fasi protratte, a detrimento del funzionamento dell'individuo, che va incontro ad un progressivo, inesorabile scadimento. In realtà, la sintomatologia affettiva, non è neppure la manifestazione più evidente, mentre lo sono le conseguenze comportamentali, fra l'altro più facilmente obiettivabili e - da un punto di vista operativo - più utili ai fini diagnostici. La discriminazione fra i vari sottotipi clinici dello spettro bipolare (tipo I, tipo II, Ciclotimia) avviene sostanzialmente sulla base del decorso e della connotazione sintomatologica delle fasi affettive intercorrenti (od anamnesticamente raccolte). Il Disturbo Bipolare di I tipo è ad esempio caratterizzato dalla presenza di uno o più episodi maniacali o misti. Nella maggior parte dei casi gli episodi maniacali o misti sono alternati ad uno o più episodi depressivi, anche se questi non sono affatto necessari alla formulazione della diagnosi. In effetti, nel 2-10 % dei casi si verificano esclusivamente ricadute maniacali, forme queste ultime che mostrano più spesso un esordio tardivo. Il Disturbo Bipolare di II tipo mostra invece un decorso clinico caratterizzato da almeno un Episodio Depressivo Maggiore, intervallato da almeno un Episodio Ipomaniacale spontaneo. Il Disturbo Ciclotimico è infine connotato dallo sviluppo di svariati episodi ipomaniacali, alternati a periodi caratterizzati dalla presenza di sintomi depressivi, che tuttavia non sono sufficienti per porre diagnosi di Depressione Maggiore. Detto più con parole povere la “sindrome bipolare” comporta alti e bassi del tono dell’umore; il disturbo bipolare è un’altalena tra giornate nere e momenti di euforia. Sintomi che, ad esempio, hanno costretta ultimamente una star come l’attrice Catherine Zeta Jones a farsi ricoverare in clinica per un periodo di cure. Ad acuirle il disagio è stato l’anno difficile trascorso col partner Michael Dougla, alle prese con un cancro alla gola, poi risoltosi positivamente. Il professor David j, Miklowitz, docente di psichiatria a Los Angeles, mette in guardia sui pericoli di questa forma di depressione che può portare, in casi estremi, anche al suicidio, se non trattata. Sbalzi di umore sono tipici di persone creative, ne soffrivano personaggi come Van Gogh ed Ernest Hemingway. 
Questo naturalmente a grandi linee, l’argomento meriterebbe molta più attenzione e spazio. Vedremo in … futuro ! Un saluto. Luciano Cremascoli -


giovedì 14 aprile 2011

RACCONTO (il vero…amore)

Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo  di un'ottantina d’anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9:00. Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita. Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni. Ne fui sorpreso, e gli chiesi 'e va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei? L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei”. Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d'oca e pensai: 'Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita. Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. Spero condividerai questo messaggio con qualcuno cui vuoi bene, io l'ho appena fatto. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia. Sii più gentile del necessario, perché ciascuna delle persone che incontri sta combattendo qualche sorta di battaglia.


Non c'è niente da aggiungere a questa breve ma significativa storia che poi, tanto storia non dev'essere. Sembra qualcosa d'altri tempi, epoche lontane dove l'amore era concepito diversamente da come lo si può concepire ora, frettolosamente, tra una commissione, una rata del mutuo e la mente rivolta verso il prossimo 'ponte' vacanziero-festaiolo tra una relazione frugale, una convivenza ed un'attesa di separazione - divorzio. Probabilmente la mia è pura esagerazione ma non credo lo sia più di tanto. Un saluto - Luciano Cremascoli -

martedì 12 aprile 2011

IL BENESSERE (viene da lontano ma è... ...l'oggi)

La parola massaggio deriva dall’ebraico ”massech” che significa frizionare, premere, parola che ha origini antichissime. Infatti i primi ritrovamenti  di testimonianze che riguardano le varie tecniche terapeutiche sono datate circa 6000 anni fa, ma l’istintivo bisogno dell’uomo di massaggiare i punti dolenti del corpo è sicuramente innata nell’uomo stesso. Quante volte ci è capitato di avere dolore ad una spalla e istintivamente portare la mano sul punto dolente e massaggiarci per lenire il dolore? Si suppone che le sue origini possono risalire persino a 3000 anni prima di Cristo e in tutte le civiltà appaiono indizi che ne indicano l’importanza. Il massaggio piaceva agli antichi Egizi e alla regina Cleopatra che lo alternava ai bagni nel latte. Ma fu tra gli antichi Greci che questa tecnica venne perfezionata e ampliata a diverse finalità. Omero ne parla nell’ Odissea come di un trattamento per il recupero della salute dei guerrieri e il famoso medico Ippocrate (fondatore della moderna medicina e sul nome del quale i medici laureandi sono obbligati a prestare giuramento), lo consigliava come terapia fisica. I Greci si specializzarono in due diverse tecniche: massaggio sportivo legato ai giochi olimpici (ricordiamo che furono loro a ideare le Olimpiadi) e massaggio medico curativo. Galeno, medico di Marco Aurelio, dedicò al massaggio molti scritti e da allora ad oggi molte sono state le tecniche che dal massaggio si sono poi trasformate in numerosi altri trattamenti. Tra i più antichi troviamo il Micromassaggio e la Riflessologia. Il Micromassaggio, che consiste in sfregamenti e digitopressioni in parti specifiche e circoscritte del corpo, deriva dagli antichi metodi di cura orientali ed è molto utile per lenire dolori e rilassare la muscolatura. Per quanto riguarda la Riflessologia, ha origini diffuse sia in Oriente che in Occidente: sono state infatti ritrovate testimonianze in Cina, in India, in Egitto, ma anche in Sud America datate più di 2500 anni fa. In pratica anch’essa consiste in una serie di sfregamenti e digitopressioni, ma su punti ben precisi delle terminazioni nervose di mani, piedi, viso, padiglione auricolare. Il nostro corpo è infatti attraversato da milioni di fasci di nervi che partono dal cervello e si diramano lungo il nostro corpo andando appunto a finire alle estremità. Anche questo trattamento apporta notevoli benefici quali: profondo rilassamento, miglioramento del microcircolo e spesso anche di molte problematiche fisiche. In pratica questi antichissimi metodi cercano di lenire i dolori, apportare miglioramenti, ridurre affaticamento e stress …insomma dare benessere! (F.to Sara Villa).
Chi è Sara Villa ? Se volete saperlo andate nella sua pagina web all’indirizzo: http://www.trattamentinaturalivilla.com/ lì troverete tutto su di lei, di cosa si occupa di preciso, dove e quando. Se volete saperne di più, contattatela direttamente, una sua risposta non vi sarà di certo … negata, almeno credo. Da parte mia, quale Laringectomizzato (ossia che ha subìto l’asportazione della Laringe – causa tumore, intervento chirurgico alquanto devastante soprattutto per le parti coinvolte chirurgicamente – ed anche svuotamento bilaterale) posso affermare che questi ‘micromassaggi’ o come li si preferisce chiamare (non sono esperto e/o competente più di tanto in materia quindi la mia terminologia sulla materia è alquanto limitata) se fatti con competenza e da mani esperte possono portare un giusto giovamento che porta conseguentemente ad una più veloce riabilitazione muscolare e/o motoria delle parti interessate. La mia affermazione non proviene da un ‘sentito dire’ ma per esperienza personale. Un saluto – Luciano Cremascoli -


domenica 10 aprile 2011

FUMO - ALCOL – DROGA – DOPING (informati per prevenire)

Il 7 Aprile, per la decima volta, si è celebrato “l’Alcohol Prevention Day” (non è difficile da capire anche se non si conosce, come me, l’inglese…), la giornata per la prevenzione dell’alcolismo, ma il problema dell’abuso di “sostanze” resta grave. 
Lo ha ben presente l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) che, con l’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD), si rivolge sia ai cittadini, sia agli operatori sanitari per fare informazione e prevenzione su questi temi. Il sito http://www.iss.it/ofad è diviso in quattro aree (fumo, alcol, droga e doping) ciascuna trattata nella sua specialità, con una costante attenzione a presentare le cifre che descrivono, anno per anno, l’evoluzione dei singoli fenomeni. Il sito dà anche ampio spazio alle campagne di comunicazione: dall’operazione “Naso Rosso” (promossa dall’ISS e dal Ministero della Gioventù), al programma “Help Mind” (per la prevenzione dei danni da fumo). Sul sito è è presente l’elenco dei ‘numeri verdi’ e dei servizi socio-sanitari in grado di fornire informazioni ed assistenza. E visto che i ragazzi (ma non solo…) sono i più esposti al rischio fumo, alcool, droga, e doping, ma anche i maggiori utilizzatori di internet, ecco allora il progetto Net_GAD www.iss.it/ngad/ su Guida, Alcol e Droga dedicato ai giovanissimi.

Entreremo nei dettagli prossimamente (l’argomento è troppo vasto e tocca troppe problematiche per essere trattato in una sola volta) tanto, di tempo ne avremo (almeno, si spera) e di spazio anche. Un saluto. Luciano Cremascoli

sabato 9 aprile 2011

FAVOLETTA (con finale curioso)

L’INGEGNERE SULL’ISOLA DESERTA”
Un giovane ingegnere decide finalmente di prendersi una vacanza nel Mar dei Caraibi. Purtroppo un giorno la nave affonda e l’uomo si ritrova su di un’isola deserta. Nessuna persona, nessun riferimento, niente di niente, solo banane e noci di cocco.

  
Dopo circa quattro mesi, mentre è disteso sulla spiaggia, stanco e disperato, vede una canoa, con a bordo la piu bella e sensuale donna che abbia mai visto in vita sua, che sta remando verso di lui. Incredulo, l’ingegnere le chiede da dove arrivi e come abbia fatto ad arrivare fino a lì. - Vengo dall’altra parte dell’isola – risponde lei – e sono arrivata sull’isola dopo che la mia nave ha fatto naufragio. - Sei stata veramente fortunata ad avere con te una barca – risponde l’ingegnere. - Oh… questa? – replica la donna – l’ho fatta con materiali che ho trovato sull’isola: i remi sono i rami dell’albero della gomma, ho intrecciato la parte inferiore con i rami delle palme, ed i lati e la chiglia li ho fatti da un albero di eucalipto. - Ma… ma è impossibile – balbetta lui – non avevi attrezzi a disposizione - Oh, quello non era un problema. Dall’altra parte dell’isola c’è un insolito strato di roccia alluvionale. Ho scoperto che dandogli fuoco e portandolo ad una certa temperatura, si trasforma in duttile ferro forgiabile. Ho usato quello per costruire gli attrezzi, e gli attrezziper procurarmi il materiale per la barca. Il ragazzo è sbalordito.
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Remiamo fino al mio posto – dice la donna. Così, dopo pochi minuti, attraccano ad un piccolo molo e, con fare da marinaio esperto, la donna lega la barca con una corda di canapa intrecciata, mentre l’ingegnere a momenti non cade in acqua dallo stupore. Infatti, oltre al molo, di fronte a lui c’e un sentiero in pietra che porta ad un delizioso bungalow dipinto in blu e bianco. Una volta entrati, la donna dice con malizia: - Non è molto, ma io la chiamo casa. Perche non ci sediamo e prendiamo un drink? - Oh no, grazie – risponde stizzito – non ne posso assolutamente piu di altro latte di cocco!
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Ma non è cocco. Ho un alambicco! Cosa ne dici di una pina-colada? Provando a nascondere il sempre maggiore stupore, ed imbarazzo, l’uomo accetta di buon grado. Quindi iniziano a parlare, ed una volta che si sono raccontati le loro storie la donna annuncia provocante: - Sto andando a mettermi qualcosa di piu comodo. Perche non vai di la a farti una doccia ed a raderti? C’è un rasoio nell’armadietto. Senza fare altre domande, l’uomo si reca nel bagno, dove oltre ad una doccia, trova anche il rasoio, fatto con un manico in osso e due superfici smerigliate tenute insieme e funzionanti grazie ad un qualche meccanismo. - Questa donna è incredibile, meravigliosa. Chissà quale sarà la prossima sorpresa?
Quando ritorna, la donna è stesa sul letto, e non indossa nient’altro che dei fiori strategicamente posizionati, mentre nella stanza si spande il profumo delle gardenie. Lei lo invita a sederle accanto. - Dimmi – inizia lei avvicinandosi all ingegnere – siamo stati qui fuoriper molto tempo. Tu sei stato solo, io sono stata sola. Sono sicura che c’è qualcosa che vorresti fare adesso, e che non hai potuto fare per tutti questi mesi. Adesso puoi… - Una luce brilla nei suoi occhi. L’ingegnere non può credere a quello che sta sentendo. Il suo cuore comincia a battere forte, si sente veramente fortunato. - Vuoi… vuoi dire che… dopo tutto questo tempo… vuoi dire… che posso realmente… controllare la mia e-mail da qui??
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Sia chiaro, non è una mia … creatura, non è ‘farina del mio sacco’, è semplicemente il frutto del mio ‘girovagare’ nel web. Un saluto. Luciano Cremascoli -



giovedì 7 aprile 2011

VIVERE LENTAMENTE (per vivere…meglio)

Tra le molte ‘Giornate’ dedicate a fatti più o meno importanti, è senza dubbio particolare e curiosa ed anche non meno interessante la “GIORNATA MONDIALE DELLA LENTEZZA”.

 L'idea della Giornata Mondiale della Lentezza è nata da L'Arte del Vivere con Lentezza con lo scopo di riflettere a 360 gradi sui danni economici, ambientali, sociali e culturali del vivere a folle velocità come ormai ci si è abituati volenti o nolenti. Ormai si è giunta alla QUINTA edizione e si è svolta a New York lunedì 28 Febbraio scorso ma, essendo appunto la ‘giornata della lentezza’ io ho preso tutto alla ‘lettera’ quindi sono arrivato sul mio blog (questo) stasera (un mese o poco più dopotutto sono un nulla in confronto agli anni che vorrei ancora … ‘campare’, perlomeno  provare a campare ma, dignitosamente) e, con tutta calma tanto, come dicono, la fretta non porta da nessuna parte e non porta nemmeno buoni risultati quando addirittura non è ‘portatrice’ di drammi o tragedie irreparabili.

Questa Giornata si svolge di lunedì a Pavia. Tutto ebbe inizio cinque anni fa proprio a Pavia, dove un gruppuscolo di convinti sostenitori del vivere “lento” (slow, in inglese) hanno lanciato la campagna mondiale onlus: “L’arte del vivere con lentezza” ( la si può trovare anche sul sito web: http://www.vivereconlentezza.it/node/1304 - ci si dia un’occhiata, merita).
Il motto è: NO a passi veloci, inchiodate al semaforo rosso, ‘cellulari-protesi’ all’orecchio, sovrapposizione d’impegni, trasmissioni Tv con risse, l’accensione del pc appena entrati in casa ed altro sui generis – SI a un caffè sorseggiato seduti al bar, per un giorno il cellulare spento e l’orologio lasciato a casa, un sano ozio senza rimorsi, riflettere, mettere ordine in qualche cassetto, dedicare tempo a se stessi, scalare una marcia al ritmo quotidiano eccetera eccetera. L’ideatore di questa iniziativa ‘a misura d’uomo’ è un ex manager d’alto livello che ad un certo punto si è detto: “Voglio scendere !”. E ha dato una svolta alla sua vita (essendo ex manager, se lo è anche potuto permettere, resti tra noi…). All’insegna di ‘lento è bello’, mette in pratica due fondamentali principi: “il tempo più che libero deve essere liberato” ed ancora “il tempo non va visto come una scadenza, va goduto”. Concludo con un, utilizzando la terminologia giovanile odierna ossia: se ci pensiamo bene, 'cazzeggiare' non è un ... male, è uno stile di vita. Ci si rifletta e se non se ne è convinti, provare per credere. Tornerò sull'argomento prossimamente. Un saluto - Luciano Cremascoli



domenica 3 aprile 2011

CURE ODONTOIATRICHE (quasi tutti a pagamento ma…)

Il  servizio sanitario pubblico odontoiatrico ha erogato nell'ultimo anno, a titolo gratuito per i pazienti, quasi cinque milioni di prestazioni, di cui tre milioni destinate ad anziani e il resto a bambini fino a 10 anni. Non e affatto poco, per una “Cenerentola” ridotta a trattare solo il 10 per cento del volume totale del lavoro sui denti degli italiani. L'altro 90 per cento resta saldamente in mano agli studi privati. L' 85,9 per cento degli italiani sostiene interamente i costi di queste prestazioni, che assorbono quasi la metà della spesa sanitaria privata totale. I dati sono contenuti nel settimo volume della collana “Quaderni del Ministero della Salute” (vedesi www.quadernidellasalute.it ), dedicato alla odontoiatria di comunità. Un documento molto importante, come ha sottolineato il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, perché individua i criteri di qualità delle prestazioni. Certo per l'odontoiatria pubblica e solo un primo passo: lo stesso Fazio ammette che, fino a tre anni fa, al ministero era trascurata. Occorre andare avanti. Ci lavorano persone serie e motivate. E troppi italiani non si fanno curare i denti perche non se lo possono permettere.

Io aggiungerei che va anche considerato che ‘questi troppi’ italiani che non si ‘possono permettere’ di farsi curare in strutture private sono convinte (erroneamente) che il “Servizio Sanitario pubblico Odontoiatrico” non dia le stesse garanzie di affidabilità di una Struttura Privata, a totale carico del privato  cittadino ossia, il paziente. Personalmente è da anni (5 o 6) che mi faccio curare, dal punto di vista Odontoiatrico presso un piccolo Ospedale di Provincia; non ne faccio il nome pubblicamente in quanto non vorrei essere ‘tacciato’ di far della Pubblicità Sanitaria gratuita e non autorizzata ma se qualcuno lo volesse sapere non avrei ‘problemi’ a comunicarglielo, sia pure solo in privato (preciso NON trattasi dello stesso Ospedale dove opero come Volontario quale Rieducatore di Laringectomizzati). In questa struttura (naturalmente non è di certo l’unica sul territorio nazionale) ho trovato un ‘servizio’ preciso, professionale, efficiente e veloce sia dal punto di vista del personale Medico, Paramedico che dell’Ufficio Accettazione; i tempi d’attesa sono più che accettabili ed una volta effettuata una Prima Visita viene programmato un ‘calendario dei lavori’ (aperti anche il Sabato quindi per chi magari ha problemi causa lavoro od altro…) e questo calendario è rispettato dal reparto senza se e senza ma. Essendo io invalido al 100 % ho la totale esenzione dal Ticket Sanitario eccezion fatta per alcuni ‘lavori’ (scheletriti ecc.) che vanno pagati ma questi ‘esborsi’ me lo si lasci dire possono essere alla portata di tutti, non certo paragonabili ad un o Studio Odontoiatrico Privato. Naturalmente chi non è invalido al 100% o non dispone di alcuna esenzione deve sottostare al Ticket ma, ripeto, un’esborso che tutto sommato non giustifica quella trascuratezza che a volte ‘prende’ chi si rende conto di necessitare di cure Odontoiatriche ma immagina una somma esorbitante da ‘sborsare’ di cui magari, al momento, non può disporre. Nel dubbio, si può sempre andare dal proprio Medico di Base, farsi ‘ricettare’ la Prima Visita Odontoiatrica (meglio prima procurarsi una ‘ortopanoramica’ – radiografia di entrambe le arcate dentali – le si possono fare sempre con Ricetta Medica e ‘sborsando’ solo il Ticket) quindi sottoporsi alla Visita Odontoiatrica, farsi fare un preventivo tempi, costi e modi di pagamento quindi decidere il da farsi. Dimenticavo, tutti i ’lavori’ fatti sono ‘coperti’ da Garanzia scritta (m’è successo che un ‘lavoretto', sia pur di poco conto ma non coperto dal SSN quindi da me pagato ha dovuto essere ‘rifatto’ in quanto non idoneo, è stato tutto eseguito una seconda volta senza alcun ulteriore esborso da parte mia e senza alcuna ... discussione); più efficiente di così ! Provare o, toccare con mano, per … credere. Come diceva un vecchio spot pubblicitario 'la fiducia è una cosa seria e va data alle 'cose-persone serie' quindi, non diamo per scontato che il Privato (in quanto da noi lautamente pagato) sia migliore del Pubblico, non sempre è così anzi, a volte può essere esattamente il contrario. Si rifletta gente, si rifletta. Un saluto – Luciano Cremascoli - 


venerdì 1 aprile 2011

RIDERE (cos’è e perché)

Nel Post precedente ho parlato di depressione, ora si cambia argomento e si va addirittura all’opposto ossia il ‘RISO’, non inteso come quello che troviamo nei nostri piatti per la gioia del nostro palato ma come RIDERE o SORRIDERE, gioiosamente o amaramente che sia. Nulla esiste di più umano del riso, diceva il filosofo greco Aristotele. Già per lui l'uomo (per ‘uomo’ naturalmente s’intende l’essere umano, uomo o donna che sia) si distingue da tutti gli esseri viventi per la propria capacità di ridere. Se un qualcosa riesce a ridere, quello è un uomo. E essere uomo significa poter ridere. Vale quindi la pena riflettere sul riso, se si vuole  comprendere l'uomo.
Ma la cosa più umana dell'uomo, il suo riso, è nello stesso tempo la cosa più enigmatica. Gli uomini possono, infatti, ridere con uno spirito molto diverso. Esiste il riso gioioso, disteso, spensierato, così come esiste il riso maligno, disperato o cinico. Si ride per la semplice gioia di vivere e si ride perché amareggiati dalle delusioni. Esiste il riso di chi approva qualcosa e se ne entusiasma, ed esistono il riso di chi ride di qualcuno e la derisione al limite della canzonatura e dello scherno. Esistono il riso borioso e quello contagioso, il riso morboso e quello benefico. Il riso non conosce confini, tabù, riguardi, dal momento che si ride delle cose più eccelse e di quelle più meschine, delle cose più sante e di quelle più banali. Il riso abbraccia perciò tutta la gamma della vita e degli atteggiamenti di fondo: dalla bontà all'infamia, dal senso di umanità alla barbarie. Ridendo l'uomo può diventare un enigma per se stesso. Questa breve descrizione mostra già una cosa: una fenomenologia del riso somiglia alla danza su un vulcano. Non facciamo in tempo a pensare di avere un solido terreno sotto i piedi che già lo sentiamo franare. Non è possibile imbrigliare il riso così come non è possibile imbrigliare la vita, cosa che aumenta ancor di più il suo fascino. Nessuna teoria scientifica e nessun potere ecclesiastico o politico è mai riuscito realmente a inquadrarlo in una serie di categorie o addirittura a controllarlo. Chi ha cercato di farlo s'è esposto automaticamente al ridicolo; non si ride mai tanto di cuore come quando si ride alle spalle di chi cerca di controllare il riso. Perciò ogni tentativo di mettere ordine nel campo del riso ha già in sé qualcosa di ridicolo e somiglia al tentativo di imbottigliare il mare o di impacchettare il vento. Già il filosofo francese Henri Bergson, autore all'inizio del XX secolo di un brillante saggio sul riso, sapeva che il riso non è comprensibile e che si sottrae a ogni conoscenza concettuale. Il riso sarebbe come la cresta di schiuma di un'onda marina, e il teorico del riso come un bambino che afferra la schiuma con la mano e si meraviglia di veder subito dopo scorrere solo poche gocce d'acqua tra le sue dita, gocce molto più salate e molto più amare dell'acqua dell'onda che aveva portato la schiuma sulla spiaggia. Tra le molte dimensioni del riso ne prendo in considerazione due d'importanza decisiva: la sua forza distruttiva e sprezzante e la sua forza liberante, incoraggiante e benefica. Quindi, mettiamo da parte le prime due ‘dimensioni’ del riso e teniamoci le altre tre: FORZA LIBERANTE, INCORAGGIANTE e BENEFICA.



Peccato però che un Laringectomizzato (come me, ad esempio, ossia colui che ha subìto una Laringectomia Totale - asportazione della Laringe a causa di un tumore) non possa ridere a ‘squarciagola’, se cercasse di farlo dalla sua bocca un uscirebbe un … suono però può (almeno quello gli è concesso) SOR-RI-DE-RE ossia la stessa espressione facciale (ma silenziosa) di un non Laringectomizzato. Un saluto – Luciano Cremascoli -