martedì 31 maggio 2011

GIORNATA MONDIALE SENZA TABACCO (ogggi lasciamo parlare le ... immagini)

Oggi, Martedì 31 Maggio è la Giornata Mondiale Senza Tabacco. NON ho intenzione di scrivere nemmeno una parola, tanto i 'sordi' non ascolterebbero di certo e continuerebbero, magari mentre mi leggono, a fumarsi una sigaretta. Lascio parlare le immagini, i loro messaggi possano 'colpire' (me lo auguro) più di 1.000 parole, soprattutto i giovani.
non dimentichiamocelo

fumiamo da parecchio ?
ne avremo 'pieni' i...polmoni !


liberiamoci da questa...schiavitù
magari cominciando così


oppure così


facciamo il possibile per non dover
 più assistere a certe visioni

il 'non' fumatore è sempre un...vincente
non è poi così difficile
riuscire a smettere
ieri ON, da oggi e per sempre...OFF
i nostri polmoni erano così (a sinsitra
nell'immagine), ora possono essere così (a destra)

c'è chi ci può aiutare senza chiederci nulla
(sono li per quello)

si tenga presente anche questo

quindi, facciamo
 di quello che può sembrare
 un cartello di
"divieto" per 'il codice della strada'
 una nostra...REGOLA
Personalmente sull'argomento "fumo" dovrei starmene 'zitto' in un angolino (cominciai a fumare da ragazzo e smisi in quanto 'impossibilitato' a farlo ancora 6 anni fa, non mi venne vietato ma...  - si legga in questo Blog ed è facilissimo capirne il ... perchè). Ora mi sento benissimo libero da questa 'schiavitù' (si diventa schiavi e/o succubi o peggio ancor, dipendenti dalla sigaretta o tabacco in genere e la cosa non è di certo piacevole ma, dimenticavo, mi ero ripromesso di 'non scrivere nemmeno una parola' ma di fronte a certi argomenti quale la salute non si può e non si deve, mi si scusi, starsene in ... silenzio. Un saluto. Luciano Cremascoli -

domenica 29 maggio 2011

MORTE CEREBRALE (pro e/o contro espianto organi – un’esperienza)


Zack è vivo per il buon senso e la determinazione dei suoi cugini che non si sono rassegnati alla diagnosi dei medici, ma hanno testato loro direttamente le reazioni di Zack allo stimolo del dolore dimostrando che era vivo. Avrebbero dovuto farlo i medici che al contrario sono più propensi a salvare gli organi piuttosto che salvare i legittimi proprietari.   Zack è stato intervistato da una rete nazionale americana; in Italia nessuno gli avrebbe dato spazio come dimostrato nel caso di Toni Mangogna (del tutto simile), per paura che si metta in discussione la "morte cerebrale".   Zack Dunlap non ricorda molto del giorno in cui “morì” ma ricorda bene di aver sentito un medico dichiarare che lui era un “morto cerebrale” e ricorda di essersi sentito incredibilmente infuriato. “Per fortuna che non mi potevo alzare per fare quello che avevo voglia di fare”, dice il ragazzo dell’Oklahoma con un filo di voce in un’apparizione esclusiva lunedì durante il programma Today dagli studi televisivi di New York. E cosa gli avrebbe fatto, ha chiesto la giornalista Natalie Morales del Today, a chi ha seguito il miracoloso recupero a partire dall’incidente con la sua quad bike ATV (Nov. 17) che gli procurò un terribile trauma cranico. “Probabilmente saremmo volati insieme fuori sfondando la finestra” dice il 21enne con un sorriso.   Ha superato mesi di riabilitazione e sta ancora migliorando ma ha ancora problemi con la memoria e gli stati emotivi. “Mi sento abbastanza bene ma è molto dura” ha detto, con tutta l’eccitazione di un ragazzo che è a New York in onda su una rete nazionale. Sto meglio, ha confermato, ma tutto il processo è frustrante. “Non ho pazienza” ha detto tranquillamente. Era accompagnato dai suoi genitori, Pam e Doug Dunlap, e sua sorella minore, Kacy, che erano più che felici di attendere il suo recupero. “Sta procedendo straordinariamente bene” ha detto Pam Dunlap “Ha ancora molti problemi di memoria. Serve molto tempo al cervello per guarire dopo un trauma cranico come quello. Potrebbe volerci un anno o più, prima che riprenda completamente, ma va comunque bene, non mi interessa il tempo che sarà necessario; siamo solo grati e felici di averlo qui.”     “Non c’era attività” I medici non hanno alcuna spiegazione sul perché Dunlap sia vivo. Stava guidando la sua moto ATV truccata con degli amici quel fatidico sabato, a meno di una settimana dal giorno del Ringraziamento. Prese parte ad una parata quel mattino, improvvisando impennate e impressionando la folla, poi sono usciti di pista con le loro quad bikes. Lui non aveva il casco. Dunlap si trovava dietro ai suoi amici in una strada principale appena fuori Davidson, Okla., non molto distante da casa sua nella cittadina di Frederick vicino al confine con lo stato del Texas. Accelerò con la sua quad bike per raggiungerli, facendo un altra impennata sulle ruote posteriori; quando riabbassò le ruote anteriori, vide che stava per scontrarsi con la moto di un amico ferma poco oltre sulla via. Dunlap cercò di sterzare ma la sua moto si capovolse e lui volò via battendo prima la testa e finendo a faccia in giù sull'asfalto. Rimase immobile non rispondendo neanche ai suoi amici che chiamarono subito il 911. Portato prima in un ospedale locale fu poi trasportato in elicottero a 50 miglia di distanza allo United Regional Health care System a Wichita Falls in Texas dove era presente un’unità traumatica in grado di trattare i seri danni riportati al suo cervello. Ma 36 ore dopo l’incidente i medici eseguirono una PET scan del suo cervello e informarono i genitori, assieme a tutti gli altri membri della famiglia presenti in ospedale, che il sangue non affluiva più al cervello di Zack il quale era in stato di “morte cerebrale”.   I medici mostrarono la radiografia del cervello di Zac ai suoi genitori e Doug Dunlap ha detto alla Morales “Non c’era la minima attività cerebrale. Il sangue non circolava affatto.”    “Dissero che era in morte-cerebrale” I genitori disperati erano di fronte alla terribile decisione di lasciare il proprio figlio collegato ai macchinari che lo tenevano in vita o di staccare la spina e lasciare che il corpo seguisse il suo cervello nella morte. “Non lo volevamo come un vegetale” disse Doug Dunlap “Non sapevamo cosa gli sarebbe capitato. Dicevano che era in morte cerebrale e che non era più vivo, quindi ci stavamo preparando al peggio”.   Zack aveva dichiarato sulla sua patente che voleva essere un donatore di organi, così genitori diedero il permesso ai medici di mantenere il suo corpo vivo per consentire l’espianto.   “Zack è sempre stato un generoso. Ha sempre voluto assicurarsi che tutti avessero quello di cui avevano bisogno”. Doug Dunlap continua “Non voleva arrendersi e anche noi non volevamo che i suoi organi si arrendessero e così fu”. La decisione era presa, c'era solo da attendere diverse ore affinché una squadra per l'espianto arrivasse in elicottero. La famiglia passò il tempo dicendogli addio. In questo tempo con lui, la nonna di Zack, Naomi, pregò. La sua richiesta era semplice “solo un miracolo” ha detto alla Morales. “Era troppo giovane perché Dio se lo riprendesse”. Circa quattro ore dopo i medici dichiararono Zack morto, un infermiere iniziò la preparazione di Dunlap. 
I suoi cugini, Dan e Christy Coffin, entrambi infermieri, erano nella stanza. Qualcosa nell’aspetto di Zack fece pensare loro che non era proprio morto come dicevano i medici. Su un intuizione, Dan tirò fuori il suo coltello a serramanico e fece scorrere la lama sulla pianta di un piede di Zack. “Nostro figlio è ancora vivo!” Il piede si ritrasse ma un altro infermiere disse che si trattava di un riflesso condizionato, poi Dan Coffin ficcò un'unghia della mano sotto una delle unghie di Zack. Zack spostò di colpo il braccio verso il suo corpo, e questo, l’altro infermiere era d’accordo, non era un riflesso condizionato, era un segno di vita. “Passammo dal totale abbattimento a ‘Oh mio Dio, nostro figlio è ancora vivo!’” dice sua madre “Questa fu una sensazione meravigliosa. Siamo passati dall’emozione più terribile che un genitore possa provare al massimo della felicità. Ci sentivamo molto cauti perché non eravamo sicuri di quale sarebbe stata la prognosi, ma il solo sentire che era tornato con noi è qualcosa che ricorderemo per sempre.” I medici avvisarono la famiglia del fatto che Zack aveva subito un profondo danno a livello cerebrale che avrebbe potuto impedire il suo ritorno ad una normale vita attiva, ma cinque giorni dopo aprì gli occhi e 48 giorni dopo l’incidente uscì dal centro riabilitativo e tornò a casa dove l’intero paese gli diede un benvenuto degno di un eroe. Sta ancora lavorando per recuperare la memoria e controllare le sue emozioni e vorrebbe tornare a svolgere il suo lavoro di magazziniere. Vorrebbe anche riavere la sua patente. “Sto aspettando di guidare dal giorno in cui sono uscito dalla riabilitazione” dice. Alla richiesta della Morales, Zack ha tirato fuori il coltello dalla tasca dei suoi pantaloni che suo cugino aveva usato per provare che era ancora in vita. Dan Coffin glielo ha lasciato come regalo e come ricordo. “Mi rende grato il fatto che loro non si siano arresi” dice Zack, giocherellando col coltello che ha in mano “Non lasciate che i buoni muoiano giovani.” Questo articolo e tratto integralmente, senza tagli e/o aggiunte da: LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI E LA MORTE A CUORE BATTENTE. 

Personalmente preferisco evitare ogni commento in quanto NON sono un Medico e nemmeno un ‘addetto ai lavori’. Poi, la mia età ed il mio stato di salute (con sulle spalle una ‘Osteoporosi Severa’ ed una ‘Laringectomia Totale’) non mi consentirebbero nemmeno, anche volendo, di poter ‘optare’ quale donatore quindi meglio non mi pronunci. Mi è consentito però affermare che le donazioni spontanee d’organi hanno permesso (e permetteranno) di salvare numerose vite umane; purtroppo può succedere anche il ‘caso’ di cui sopra. Se vogliamo usare una frase fatta (non sarebbe il caso su una materia così delicata ma...) direi: “non tutte le ciambelle escono con il buco”, può succedere che una, magari su migliaia, questo buco non l’abbia, fa parte del ‘gioco’ della vita anche se su certi argomenti (la VITA di una persona) non si può e non si deve di certo ‘sbagliare’ soprattutto in considerazione del fatto che in questi casi a decidere su/per un ‘si’ od un ‘no’ NON è un solo Medico ma bensì una equipe di Medici e Specialisti della materia. Un saluto. Luciano Cremascoli -   

sabato 28 maggio 2011

SANTUARIO DI CARAVAGGIO (La sua... ...storia)

Il Santuario della Madonna di Caravaggio in provincia di Bergamo (da non confondersi con l’omonimo piccolissimo santuario-chiesetta nei pressi di Molveno, in provincia di Trento) è uno dei luoghi di culto più noti e frequentati della Lombardia. Fu costruito in ricordo di un evento miracoloso, un’apparizione mariana, che le cronache tramandano come avvenuta nel 1432: la Madonna apparve ad una contadina maltrattata dal marito ed esortò gli abitanti alla preghiera ed alla penitenza. Fu San Carlo Borromeo nel XVI° secolo ad ordinare la costruzione dell’edificio come appare ora. Fu concluso solo nel 1722 e contempla vari stili. 

La Vergine apparve (era il tramonto del 26 maggio 1432) a Giannetta De' Vacchi, figlia di Pietro, d'età oltre i trent'anni, sposa di Francesco Varoli, un contadino, forse un soldato, la quale era intenta a raccogliere erba su di un prato, detto Mazzolengo, lontano dal borgo. Quale segno della Apparizione dal prato sgorgò una sorgente d'acqua che nel corso dei tempi portò benefici a molte persone; una virtù questa riaffermata dall'immediato fiorire di un ramo secco gettatovi a sfida da un miscredente. Dopo l'episodio del ramo fiorito altri fatti miracolosi testimoniarono la sacralità del luogo. La mannaia conservata nel sotterraneo del Sacro Fonte, antenata della più tristemente famosa ghigliottina, testimonia un episodio accaduto nel 1520. Un capo dei briganti, tale Giovanni Domenico Mozzacagna di Tortona, venne catturato nei dintorni e condannato a morte. Affinché l'esecuzione servisse da monito a molti, si decise di fissarla per il 26 maggio, giorno in cui per la ricorrenza della Apparizione molta gente si sarebbe recata a Caravaggio. Durante i mesi di prigionia che precedettero la data stabilita il brigante si pentì e si convertì. Venne il giorno della esecuzione ma per quanti tentativi vennero fatti la scure si inceppava prima di arrivare al collo del condannato.  La folla gridò al miracolo. Il condannato prima tornò in carcere e poi fu definitivamente liberato. Nella seconda celletta del sotterraneo viene conservato un catenaccio spezzato che ricorda un fatto avvenuto nel 1650. Un pellegrino, imbattutosi in un nemico che lo minacciava di morte, corse al riparo verso il tempio, ma trovando la porta chiusa invocò la Madonna. Il catenaccio si spezzò e la porta si aperse per poi rinchiudersi in faccia al persecutore. Sul piazzale antistante il tempio, nei pressi della fontana, un obelisco ricorda un singolare fatto accaduto nel 1550. Un soldato dell'esercito di Matteo Griffoni, generale della Repubblica Veneta, rubò dal Sacro Fonte una preziosa tazza e la nascose in un bagaglio sopra il dorso di un mulo; ma quando fece per andarsene il mulo non ne volle sapere di muoversi. Il furto fu scoperto e il prezioso oggetto restituito. Il Comandante fece elevare a ricordo del fatto una Cappelletta che, caduta in seguito alla erosione delle acque, fu rimpiazzata nel 1752 da un obelisco. Divenuto cadente questo, nel 1911 fu sostituito con un altro a ricordare anche le celebrazioni del 1910 del 2' centenario della incoronazione della Madonna. Sulle quattro facciate della base dell'obelisco tre epigrafi ricordano il fatto della tazza, la prima cappella e l'obelisco del 1752, le feste celebrative del 1910; la quarta riporta una esortazione al culto della Vergine. L'interno è a una sola navata, a croce latina, di stile classico con pilastri dai capitelli ionici. Il tempio è in un certo qual modo diviso in due corpi. Uno, quello a ponente, più vasto; qui ci sono le cappelle, quattro per lato, le cantorie e l'ingresso principale. L'altro, posteriore, ha la discesa al Sacrario. Proprio sopra il sacrario e sotto la cupola in modo da essere visto da tutti i punti del tempio si trova l'altare maggiore, l'elemento più ricco e grandioso tra i complessi monumentali del Santuario. E' di marmo, rotondo, con colonne che alternate a statue, sorreggono un trono, anch'esso di marmo, che si slancia verso la cupola terminando in una gloria di angeli che portano una corona di stelle. L'altare, progettato dall'architetto Siciliano che si ispirò agli studi di Michelangelo per l'altare della Confessione della Basilica Vaticana, fu poi portato a compimento nel 1750 dall'ingegner Carlo Giuseppe Merlo di Milano. Sotto lo Speco si trova un sotterraneo, il Sacro Fonte, al quale si accede dall'esterno del tempio. Qui si trova una fontana da cui si può attingere l'acqua; qui è il luogo dove Giannetta ascoltò la Madonna e l'acqua sgorgò dal terreno. Il sotterraneo, un grande corridoio di circa trenta metri, rivestito a mosaico dal pittore Mario Busini (1950-1952), appare diviso in cinque celle. Nella prima tre nicchie ricavate dentro le pareti raccolgono una Madonna marmorea, la ghigliottina e il catenaccio spezzato che ricordano i miracoli cui abbiamo accennato.
Il Santuario di Caravaggio è luogo di preghiera, ma non solo. Accanto alle attività liturgiche è attivo un Centro di spiritualità dove si può trovare accoglienza per ritiri spirituali e motivi di studio in campo pastorale. E' funzionante inoltre un Centro di consulenza matrimoniale e familiare. Queste attività sono alloggiate in alcuni fabbricati ristrutturati alla fine degli anni ottanta dagli architetti Paolo e Salvatore Ziglioli. Di rilievo sono la sala per le celebrazioni e convegni con le vetrate artistiche del pittore caravaggino Giorgio Versetti, e la cappella progettata e decorata dallo scultore mozzanichese Mario Toffetti, inaugurata questa da Papa Giovanni Paolo li durante il soggiorno avvenuto nel giugno del 1992.
Questo è tutto, o ... quasi. Un saluto. Luciano Cremascoli -


venerdì 27 maggio 2011

IL TUMORE ALLA LARINGE (soluzione chirurgica)

E’ ancora preferibile l'approccio chirurgico rispetto a radioterapia e chemioterapia -  vedesi http://italiasalute.leonardo.it/ - I tumori faringo-laringei rappresentano il 10% circa di tutte le neoplasie maligne negli uomini e il 4% nelle donne. Solo in Italia ogni anno si contano circa 5.000 nuovi casi di carcinoma laringeo tra gli uomini e 500 tra le donne. E purtroppo, nonostante gli sforzi della ricerca, la soluzione definitiva non è stata ancora trovata. In Europa però la mortalità è in calo, mentre le cifre che arrivano dagli Stati Uniti sono in assoluta controtendenza. Un controsenso che ha una spiegazione per alcuni tratti molto semplice, ma che la dice lunga sull’importanza di giungere alla formulazione di linee guida universali: la diversità di trattamento, uno degli argomenti caldi trattati nel corso del 98° congresso nazionale Sio, Societa' italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale, a Udine fino a sabato.

“Negli Stati Uniti – spiega il prof. Giuseppe Rizzotto, direttore del dipartimento di ORL dell’Ospedale Civile di Vittorio Veneto – da qualche anno a questa parte nel trattamento di questo tipo di cancro si privilegia l’utilizzo di chemioterapiaia e radioterapia. E mentre per quanto riguarda i tumori in generale abbiamo una casistica in miglioramento sostanziale in quasi tutti i campi, con statistiche di sopravvivenza in continuo aumento, ci troviamo invece a dover affrontare questa discrasia: di carcinoma laringeo si muore tanto e, soprattutto, nel 2010 si muore più che nel 2000”. I tumori della laringe originano, nella maggior parte dei casi, dalla mucosa (epitelio) che riveste l’interno del canale: il più comune è il carcinoma a cellule squamose. I principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, il 90 per cento circa dei pazienti con queste neoplasie fuma e beve. Nel vecchio continente prevale ancora l’approccio chirurgico, certamente più invasivo, ma con percentuali di risoluzione assolutamente migliori rispetto all’approccio americano. “Bisogna riflettere su questo tipo di dati – continua Rizzotto – è ormai acclarato che in questo momento, la terapia d’elezione è assolutamente quella chirurgica, che risolve (anche se non in maniera definitiva) il 90% dei casi. Ciò non toglie che il futuro sia rivolto evidentemente a cure meno invasive. Ma pare ormai chiaro che la ricerca nel campo della chemio e della radioterapia non abbia ancora prodotto risultati soddisfacenti, risultando inefficace. Possiamo ben dire che l’Europa, con un sapiente uso della chirurgia conservativa, è in questo campo ancora un passo avanti”. 

La mia esperienza personale ? Ok ! Quando mi è stato diagnosticato un Tumore Laringeo e mi è stata proposta la ‘Laringectomia Totale’ quale soluzione definitiva al mio ‘problema’ (si sarebbe potuto tentare con Radioterapia e/o Chemioterapia ma, nessuna garanzia) non ho avuto tentennamenti nel seguire il consiglio del Primario di ORL dell’Ospedale Maggiore di Crema (provincia di Cremona) Dottor Pasquale Blotta ed a distanza di quasi 6 anni posso affermare di non aver di certo sbagliato a seguire tale consiglio anche se ciò mi è ‘costato’ la perdita dell’uso della parola, parola poi recuperata frequentando la Scuola di Rieducazione alla Parola dell’ AILAR (Associazione Italiana Laringectomizzati - onlus) di Treviglio (Bg). Attualmente mi occupo della Rieducazione alla Parola di Laringectomizzati (quale Volontario Ailar) nello stesso Ospedale (di Crema) dove sono stato operato io stesso e sempre sotto la direzione del medesimo Primario (Dr. Blotta – Reparto di ORL) e dei suoi collaboratori (dal personale Medico e paramedico), sempre pronti ad assecondare ogni mia necessità (più che altro che dei miei ‘rieducandi’ che mia). In merito alla mia esperienza  di ‘Laringectomizzato’ (da prima dell’intervento chirurgico ho già ‘parlato’ in precedenza in questo stesso Blog, 3 interventi dal titolo “Laringectomia Totale - la mia esperienza” ma mi riprometto di tornare in argomento al più presto, avrei altro da … ‘raccontare’ anche alla luce della mia esperienza di Rieducatore. Un saluto. Luciano Cremascoli -



CETRIOLI (contaminati – allerta in Germania)

Le autorità sanitarie tedesche sono in allerta. In pochi giorni  a causa di alimenti contaminati da un batterio chiamato Escherichia coli O104 ci sono stati 4 morti e oltre 140 persone colpite da disturbi intestinali, la maggior parte residenti nel nord del paese. Le autorità di controllo  pensano di avere individuato la causa in  cetrioli  provenienti dalla Spagna lavati male e mangiati crudi. In un primo momento i sospetti si erano indirizzati anche su pomodori e altre verdure. Per questo motivo l’Institut Robert Koch (RKI) che si occupa della questione ha consigliato   di consumare cetrioli, pomodori, zucchine  e altre verdure  solo dopo averle cucinate per almeno dieci minuti a 70°C. - La questione che preoccupa di più i sanitari sono i casi di Sindrome emolitico e uremica (SEU) che si sviluppa in alcuni soggetti dopo l'ingestione di alimenti contaminati, perché possono provocare disturbi seri e anche la morte.  Secondo i dati a disposizione nel mese di maggio, negli ultimi  15 giorni, sono stati diagnosticati 140 casi di SHU, rispetto ai 65 che si registrano in tutta la Germania in un anno. I sanitari del RKI ritengono che la patologia sia collegata alla tossina dell' Escherichia coli O104. – 
Non tutto è però così scontato perché in genere la malattia colpisce i giovani (l’anno scorso su 65 casi solo 6 pazienti avevano più di 18 anni), mentre in  questo caso le persone più colpite sono donne di una certa età e questo risulta  strano. - Per evitare confusione va detto che l’Escherichia coli non è un batterio killer come scritto su alcuni giornali.  Il 99% delle varietà di Escherichia coli  convive con l’uomo, ovvero si trova  nel nostro intestino e nell’ambiente. Esistono però alcune varietà considerate patogene per l’uomo e altre che possono diventarlo in seguito a scambi di geni con altri batteri. Per ora gli esperti di microbiologia non si sono espressi ma  le ipotesi di essere di fronte ad un Escherichia coli modificato, altamente patogeno rappresenta una possibilità. Il batterio infatti sarebbe  in grado di sviluppare una tossina  in grado di superare la barriera intestinale e entrare nel ciclo del sangue e poi manifestarsi nei reni con la malattia (SEU). - Gli interrogativi da sciogliere sono ancora troppi per fare previsioni o diagnosi. Bisogna capire se  il nuovo tipo di Escherichia coli O104 è collegato ad un solo prodotto o ad un gruppo di ortofrutticoli, se la fonte è unica e stabilire l’origine. Si tratta di aspettare ancora qualche giorno e di fare indagini epidemiologiche accurate. - In Italia il ministero della Salute sino ad ora non si è espresso e anche il sistema di allerta europeo non si è attivato, anche se l'agenzia stampa Reuters in un comunicato di oggi pomeriggio non esclude collegamenti con altri paesi.

Cos’è e come si può entrare in contatto con l’ESCHERICHIA COLI ? L’ Escherichia coli è il più classico rappresentante della flora microbica intestinale dell’uomo e di molti animali a sangue caldo. E’ un microrganismo che di norma non causa malattie, anche se è da sempre utilizzato come indice di contaminazione fecale dell’acqua e degli alimenti. Nell’ambito della specie esistono  alcune varietà che possono causare malattie all’uomo. Tra questi ceppi ci sono i ceppi enteroemorragici di E. coli (EHEC), il cui capostipite è rappresentato dal sierotipo O157:H7 e che comprende anche il sierotipo O 104 evidenziato  in Germania in grado di sintetizzare tossine di tipo Shiga (Shiga-like toxins, o ST), dette anche verocitotossine (VT). Queste tossine  sono responsabili di malattie gravi come la Colite Emorragica (CE) e la Sindrome Emolitico Uremica (SEU). Il serbatoio principale di Escherichia coli è l’intestino degli animali  che tramite le feci arriva nell’ambiente esterno. Gli alimenti si contaminano perché entrano in contatto, nell’ambiente, con materiale fecale proveniente da animali infetti (ortaggi, frutta, ecc.) o a causa di contaminazione fecale durante le fasi di mungitura del latte e produzione di carne al macello. Gli alimenti contaminati (carne macinata, latte crudo, insaccati stagionati, ortaggi), rappresentano il principale veicolo d’infezione. Tuttavia è stata provata anche la trasmissione da persona a persona e la trasmissione mediante contatto diretto con gli animali escretori.

Quindi, Escherichia si Escherichia no, niente eccessivi allarmismi, dopotutto la cosa è tutta ancora in embrione (non c’è ancora nulla di certo) però, suggerirei, a scanso di equivoci-rischi, i cetrioli (in attesa che il tutto sia definitivamente chiarito e che gli organi di controllo al termine dei dovuti accertamenti emettano o meno provvedimenti in materia) ‘lasciamoli’ sui banchi dei fruttivendoli, mercati, supermercati ed in ogni punto vendita (personalmente non ci metterei la mano sul fuoco sulla ‘credibilità’ delle diciture di provenienza – obbligatorie per legge, se non vado errato – di prodotti alimentari)  od addirittura, se non se n’è certi al 100% sulla loro sicurezza (provenienza di concimi, utilizzati od altro), negli orti siano questi nostri che di amici o conoscenti. Meglio un cetriolo marcito che uno di noi con problemi di salute procurati dall’ingestione di un cetriolo … discutibile. Un saluto. Luciano Cremascoli -

martedì 24 maggio 2011

CADMIO (attenzione a ‘certa’ bigiotteria e non solo)

Gioielli tossici, contengono cadmio: da dicembre saranno vietati. Allarme in Europa per la bigiotteria a basso costo, soprattutto di origine cinese: riscontrati alti livelli di CADMIO, metallo tossico e cancerogeno. Collane, bracciali e monili che cambiano colore seguendo il ritmo delle stagioni. Originali, eleganti e completamente green. Attenzione agli acquisti di bigiotteria “low cost”, accattivanti sì, ma pericolosi per la salute. Da dicembre sarà infatti vietato l’uso del CADMIO in tutta l’Unione Europea: metallo tossico e cancerogeno, che in passato veniva anche utilizzato come stabilizzante in alcuni articoli di plastica. Materiale tanto nocivo da essere vietato dal 1992, se pur ammesso in alcuni tipi di Pvc rigido e nelle bacchette per saldatura. La grossa presenza di questo metallo in Italia, tuttavia, è dovuta alla bigiotteria d’importazione, soprattutto cinese. Ecco perché, con una modifica inserita nel regolamento per la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, il Reach, il metallo in questione verrà vietato in tutti i tipi di gioielleria, incluse plastiche e i materiali da brasatura. Dati gli alti livelli di cadmio riscontrati nei gioielli analizzati, la Commissione europea ha deciso di intervenire, ritenendo le condizioni attuali di vendita pericolose per i consumatori, e in particolare, per i bambini: il metallo può essere assorbito attraverso la cute, e diventa ancor più nocivo se entra in contatto direttamente con la lingua. Il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani, ha commentato: «è una buona notizia per i consumatori e per l'industria, le alternative a questa sostanza sono già state messe a punto. Ciò dimostra ancora una volta il ruolo essenziale svolto dal Reach nel proteggere la salute». Anche il Commissario per l'Ambiente, Janez Potocnik, si è dimostrato soddisfatto della decisione presa: «il divieto dell'uso del cadmio negli articoli di gioielleria proteggerà in particolare i bambini e recherà benefici all'ambiente».
Spendiamo quattro parole per meglio illustrare cos’è, dove lo si può trovare e che danni può provocare all’uomo e come. Il CADMIO è un metallo estremamente tossico che provoca numerose patologie tra cui alcune letali come attacchi di cuore, cancro e diabete. Il cadmio sostituisce lo zinco in molti complessi metallo-enzimi e molteplici sintomi causati da tossicità da cadmio possono essere condotte di una carenza di zinco indotta da cadmio. Si concentra nei remi, nel fegato in altri organi. È considerato più tossico sia del piombo che del mercurio. Quali sono le possibili fonti di intossicazione da cadmio? Il cadmio è un metallo molto utilizzato in agricoltura e nell’industria, quindi è un importante contaminante ambientale. Si ritrova in caso di: Vegetali coltivati su suoli contaminati da cadmio (acque di fogna, fertilizzanti, acque di irrigazione inquinate). - Pesci d’oceano (tonno, merluzzo, molluschi).    - Fumo di sigaretta, incluso il fumo passivo. - Acqua potabile contaminata, in caso di tubature galvanizzate o in plastica nera. - Esposizione professionale (fabbriche di batterie o di semiconduttori) e smaltimento di pile e batterie contenenti cadmio. -  Bevande a base di cola o caffè istantaneo. - Saldature delle lattine per alimenti. - Olio dei motori e scarichi d’automobile. - Vernici e colori. - Inceneritori di pneumatici, plastica e colori. -  Cibi raffinati: la raffinazione mantiene costante il contenuto di cadmio, al contrario di altri metalli. Come viene assorbito il cadmio ? Il cadmio può essere assorbito può essere assorbito per via cutanea, alimentare o inalatoria. L’assorbimento intestinale è nettamente più alto in caso di carenza di zinco: infatti zinco e cadmio sono chimicamente affini. Nei fumatori l’assorbimento per inalazione è di gran lunga maggiore che per altre vie. Quali danni provoca il cadmio ? Il cadmio è estremamente tossico, il cadmio inibisce il rilascio di acetilcolina, dando luogo ad ‘iperattività del sistema nervosoì (nei bambini), cefalea o  perdita di appetito. Sostituisce lo zinco nelle arterie rendendole meno flessibili e creando disturbi cardiovascolari come l’ipertensione. Altera il metabolismo di calcio e fosforo dando luogo ad osteoporosi e fragilità dentale. Antagonizza lo zinco interferendo nella produzione di insulina e nel metabolismo del testosterone, con possibilità di diabete, problemi alla prostata e impotenza. Il cadmio può provocare inoltre alopecia (perdita dei capelli), diarrea, anemia, deficit immunologici e renali.  Come rilevare un eccesso di cadmio nell’organismo ? Vi è una buona correlazione tra l’eccesso di cadmio misurato con il ‘mineralogramma del capello e la sua concentrazione nei reni: il valore massimo di riferimento nel capello è pari a 0,10 ppm (parti per milione).


Per concludere, non è assolutamente il caso di creare allarmismo più di tanto, diciamo che ora ‘sappiamo’ qualcosa in più su questo pericolosissimo (se assunto in vari modi: per ingestione, contatto con la pelle, respirazione ed altro) minerale quindi, prestiamoci un po’ più d’attenzione quando ci troviamo ‘faccia a faccia’ con un qualcosa che può essere ‘contaminato’ (basta un sospetto ora che sappiamo qualcosa in più su di ‘lui’) e, come dice un vecchio proverbio, uomo avvisato mezzo salvato. Un saluto. Luciano Cremascoli -   

LARINGECTOMIZZATO (le Domande + frequenti, le Risposte + corrette)

Ecco le Domande più frequenti con Relative risposte che gli 'addetti ai lavori' (personale Medico, paramedico, Logopedisti, Rieducatori di Laringectomizzati ecc.) si sentono porre da neo-laringectomizzati e/o loro famigliari.



- IL TRACHEOSTOMA DEVE ESSERE SEMPRE PROTETTO ? Si ! Va sempre tenuto protetto con bavaglino integrato da un filtro (detto anche ‘naso artificiale’ che svolge la non poco importante funzione di filtraggio dell’aria e nello stesso tempo ne consente il passaggio. E’ bene indossarlo giorno e notte. Ricordarsi di risciacquare molto bene il bavaglino, la presenza di detersivo potrebbe irritare la cute ed a volte la trachea provocando tosse. Il filtro va sostituito frequentemente.
 -E’ POSSIBILE ABBRONZARSI ? Si ma con molta precauzione. Ricordiamoci che il tracheostoma  espone direttamente la mucosa agli agenti esterni, aria, acqua, granelli di sabbia oppure polveri ma anche fonti di calore come il sole che asciugano la mucosa stessa. E’ pertanto consigliabile tenere il tracheostoma sempre protetto; è sufficiente il bavaglino, che impregnato d’acqua e strizzato, fungerà da ottimo naso aggiunto. Particolare attenzione è rivolta a chi è stato sottoposto a Radioterapia; l’esposizione diretta ai raggi solari finirebbe per riaccendere il fuoco appena sopito delle radiazioni. In questo caso l’esposizione diretta al sole sarebbe dannosissima, quindi servono maggiori precauzioni per il collo e per il tracheostoma. Per essere più pratici, meglio starsene sotto l’ombrellone.
- COME REGOLARSI QUANDO SI FA LA DOCCIA OD IL BAGNO ? Sarebbe preferibile la doccia utilizzando il soffione staccabile e orientabile, l’importante è non ‘dirigere’ il getto d’acqua direttamente verso lo stoma. Per il bagno nella vasca stare seduti e mai sdraiati. E’ distensivo e salutare per i vapori caldo-umidi, in particolare se si aggiungono sostanze balsamiche. Qualcuno però può dimostrarsi insofferente (allergia con tosse) ad alcune sostanze contenute nei vari bagnoschiuma.
- PER GLI UOMINI, COME MEGLIO COMPORTARSI QUANDO CI SI RADE ? Se si usa il rasoio elettrico è  bene mantenere coperto il tracheostoma onde evitare che i peli entrino in trachea. Se si utilizza il sapone da barba basta radersi partendo sempre dal basso tenendo protetto il tracheostoma.
- QUANDO LAVIAMO I CAPELLI ?  Tenere la testa abbassata in avanti proteggendo il tracheostoma con una salvietta di spugna .
- CAMMINARE FA BENE ? E’ opportuno camminare con passo tranquillo e comunque evitare di ansimare.
- SI PUO’ MANGIARE DI TUTTO ? Si, senza però eccedere. L’importante è che gli alimenti e le bevande no siano troppo fredde o troppo calde.
- L’INTERVENTO CONDIZIONA LA POSIZIONE DEL CAPO ? Si, dopo l’intervento si apprezza una proiezione in avanti del capo e del rachide cervicale, prevale il tono muscolare dei piccoli pettorali che proiettano in avanti le spalle; ne risulta un atteggiamento posturale di tipo cifotico che predispone al dolore in prossimità della ferita chirurgica.
- E’ NORMALE UN’IMPOTENZA FUNZIONALE DELLE BRACCIA ? Si se durante l’intervento si è dovuto procedere allo svuotamento latero cervicale monolaterale o bilaterale; in uno di questi due casi si può manifestare una residua impotenza degli arti interessati più o meno accentuata.
- COME SI RECUPERA LA FUNZIONALITA’ DELLE BRACCIA O DELLE SPALLE ? Con un adatto trattamento fisiatrico per scongiurare l’evoluzione verso periartrite o cervicalgia cronica.
-QUANDO E’ PIU’ OPPORTUNO INIZIARE LA RIEDUCAZIONE FONETICA ? Solo se e quando si è superato lo stato di angoscia che segue alla presa di coscienza della mutata situazione. In pratica quando ci si sente pronti. Il Laringectomizzato (e solo lui – non i suoi famigliari) deve prendersi tutto il tempo che gli è necessario: Sappia che sarà sempre ben accolto nelle scuole di Rieducazione alla Parola.
- ESISTE UN TERMINE ENTRO IL QUALE SI IMPARA A PARLARE ? Assolutamente no. Non esistono scadenze e soprattutto non bisogna demoralizzarsi se non si parla già dai primi giorni. E’ importante non lasciarsi condizionare dalle difficoltà incontrate; l’eruttazione rappresenta l’ultimo anello di una catena che inizia con il rilassamento e la ginnastica e che richiede calma e pazienza. Si eviti di bisbigliare, è molto meglio scrivere. Occorre tempo e disponibilità d’animo; ogni precipitazione ha effetti negativi, talvolta persistenti e difficili da correggere più il tempo passa.
- SONO UTILI DEGLI ESERCIZI DI PREPARAZIONE ?  Non solo sono utili, ma necessari. Alcuni esercizi riguardano la respirazione diaframmatica, altri sono volti a elasticizzare il più possibile i tessuti del collo, soprattutto se all’intervento è stata associata la radioterapia, altri ancora servono a tonificare la lingua, le labbra, le guance ed il volto.
Ce ne sarebbero molte altre ma è meglio, per ora, fermarci qui. Se qualcuno necessitasse di ulteriori chiarimenti non ha che da chiedere, fin dove posso cercherò di assecondare ogni richiesta e dove non potrò, per le più svariate ragioni (non sono un Medico ma un Rieducatore di Laringectomizzati – Ospedale Maggiore di Crema, provincia di Cremona), provvederò presso chi di competenza; sapete dove, come e quando trovarmi. Un saluto. Luciano Cremascoli -

sabato 21 maggio 2011

ALCOLISMO IN ITALIA (un problema da non sottovalutare)

Il problema, per costo sociali, nel 2010 ha raggiunto al cifra record del 3,5% del Pil. Nel nostro paese ci sono un milione e mezzo di alcolisti, ma appena 100mila attualmente sono in trattamento terapeutico. Tante campagne anti-alcol ma poi la stragrande maggioranza degli alcolisti in Italia rimane solo di fronte alla sua dipendenza. Nel nostro paese si parla tanto di emergenza alcol e di allarme “sballo” fra i giovani, ma nel concreto si fa davvero poco. La solita storia: troppe parole e pochi fatti. A pagarne lo scotto non sono solo gli “schiavi dell’alcol”, ma tutti gli italiani che si trovano a dover pagare – tra spese totali e sociali dovute all’abuso di alcol (mortalità, perdita di produttività, assenteismo, disoccupazione, costi sanitari, etc.) – circa 53 miliardi di euro all’anno. Per intenderci questa cifra rappresenta ben il 3,5% del PIL del 2010. In questo caso non fare costa più del fare.  

A fronte di un milione e mezzo di alcolisti, in Italia appena 100mila sono in trattamento terapeutico. E di questi solo 23mila assumono un farmaco. Eppure, l’alcolismo è a tutti gli effetti una malattia cronica che “si può e si deve curare”, come ha spiegato presidente di FeDerSerD, nonché direttore dipartimento Dipendenze Asl Milano 2, Alfio Lucchini, in una conferenza stampa organizzata da Merck Serono per presentare il farmaco “acamprosato” che si è dimostrato efficace contro il desiderio incoercibile di bere e che sarà disponibile dal 31 maggio a carico del Sistema Sanitario Nazionale.   Due sono i motivi dietro i quali solo una piccolissima percentuale, il 10%, di alcolisti si cura. “Da una parte – ha spiegato Lucchini – le difficoltà di disvelamento di questa dipendenza tra le più democratiche, insieme al tabacco, che riguarda uomini, donne, giovani e anziani; dall’altra le difficoltà prescrittive dei medici per la limitata disponibilità, finora, di trattamenti idonei nel medio termine”. Senza contare che negli ultimi anni sta diventando sempre più diffusa la tendenza alla “poliassunzione”, una modalità di consumo molto pericolosa che consiste nel connubio di alcol e anfetamine o di alcol e cocaina.   L’emergenza poi non riguarda soltanto gli adulti e gli uomini, ma anche i giovani, i giovanissimi e le donne. 
In Italia sono almeno 30.000 l’anno i decessi per cause alcol-correlate e l’alcol rappresenta la prima causa di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. Il consumo di alcol non solo produce danni al bevitore stesso, ma anche alla famiglia e al contesto sociale allargato in cui vive. L’alcol può indurre infatti a comportamenti violenti (1 omicidio su 4 e 1 suicidio su 6 è alcol-correlato), abusi, abbandoni, perdite di opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e sulla strada. Secondo quanto reso noto dall’Istituto Superiore di Sanità, attualmente in Europa tra 5 e 9 milioni di bambini vivono in famiglie con problemi di alcol.   “I dati epidemiologici – ha spiegato Mauro Ceccanti, professore del Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio – ci informano che una parte notevole della popolazione italiana ha problemi e patologie alcol-correlati; quello che è poco noto è che le persone che condividono gli effetti dell’azione dell’alcol e vengono, pertanto, definite ‘alcolisti’ o ‘alcol dipendenti’, sono il prodotto di una complessa interazione ambiente-genotipo, in cui l’alcol è l’unico elemento sicuramente comune”. 


Questo, secondo l’esperto, ha comportato un’obiettiva difficoltà nell’individuazione di terapie farmacologiche efficaci quando si è tentato di intervenire sulla dipendenza da alcol, senza considerare le differenze dei fattori genetici e ambientali che intervengono nella genesi di quello che noi chiamiamo “alcolista”.   I nuovi farmaci, come “acamprosato”, agiscono da supporto nella lotta alla dipendenza e devono essere sempre associati ad un supporto psicosociale o psicoterapeutico. E in questo senso nel nostro paese c’è ancora tanto da fare: dal migliorare l’accesso alle strutture terapeutiche degli alcol-dipendenti al favorire il difficile svelamento del fenomeno «di un problema che non si risolve da soli o in famiglia ma tramite strutture specialistiche», come ha sottolineato Lucchini. «Oltre al necessario balzo culturale, occorre allargare la consultazione e l’accesso ai servizi di base a più agenzie territoriali; ciò liberebbe risorse per la continuità di cure specialistiche», ha concluso. 

Non penso ci sia altro da aggiungere, è stato detto già tutto, o quasi. Concludiamo, per quello che può servire dicendo: ‘basta all’alcol’ sotto ogni sua forma. Un saluto. Luciano Cremascoli -

giovedì 19 maggio 2011

ALIMENTAZIONE E SEDENTARIETA’ (attenzione ai nostri ragazzi)

Da una ricerca condotta dagli esperti dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano il 32% tra i 7 e i 16 anni è in sovrappeso ed il 36,2% ha uno stile di vita eccessivamente sedentario; appesantiti e sedentari, così ‘poltrisce un terzo dei ragazzi italiani. Sono stati analizzati peso, altezza e stile di vita di 2.530 bambini e adolescenti di età compresa tra i 7 e 16 anni (48,5 % femmine e 51,5 % maschi, dei quali il 51% del nord e 49% del sud).

"Sapevamo purtroppo che la popolazione italiana, compresi i bambini, tende all’obesità - ha commentato la dottoressa Michela Barichella, responsabile medico della Struttura di Dietetica e Nutrizione clinica degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano - ma quello che più stupisce è il dato sulla sedentarietà dei ragazzi obesi, ovvero quelli che avrebbero più bisogno di muoversi. La ricerca inoltre evidenzia che il consumo di frutta raccomandato, di almeno tre frutti al giorno, mediamente non è rispettato e le abitudini peggiori da questo punto di vista si possono purtroppo riscontrare nei bambini più piccoli e in quelli che hanno una circonferenza vita più ampia. Per questo è importante educare i genitori, in particolar modo le mamme, che normalmente organizzano le attività e la giornata alimentare dei loro figli, con particolare attenzione a pasti come colazione e merenda".   
La ricerca dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano ha utilizzato due specifici metodi di misurazione. Il primo, molto semplice, consiste nel rapporto tra la misura della vita e l’altezza del bambino, e può essere un ottimo metodo di verifica anche per i genitori: quando questo valore è maggiore di 0,5 è indice di obesità viscerale, anche se il peso del bambino risulta essere nella norma. Dai dati rilevati con questa tipologia di misurazione emerge che, nel campione osservato, il 32% dei ragazzi ha un indice maggiore di 0,5 e presenta quindi un rischio metabolico più elevato rispetto ai coetanei con valori inferiori. L’ accumulo di grasso a livello addominale è più presente nei ragazzini del Sud rispetto a quelli del Nord (57,7% versus 42,3%) e nelle femmine rispetto ai maschi (51,6 % versus 48,4).   Gli stessi risultati sono emersi con il secondo metodo, che utilizza i percentili di Cole, ovvero parametri che considerano le curve di crescita: il Bmi (rapporto tra il peso e quadrato dell’altezza) differenziato per sesso e fascia d’età. A partire da questa valutazione, normalmente eseguita dal pediatra, emerge la medesima percentuale: il 32% dei ragazzi presenta un peso al di sopra della normalità, e si conferma la presenza di maggior sovrappeso e obesità nelle regioni meridionali. I dati mostrano inoltre che i ragazzi che hanno un peso nella norma fanno più attività fisica dei coetanei sovrappeso, e che la tendenza alla sedentarietà praticamente raddoppia (36,2% contro il 16,8 dei normopeso) nei giovani con un peso in eccesso. "Attenzione: il grasso accumulato nell’addome può ridursi e anche di molto se viene eseguita con regolarità attività motoria e sportiva - avverte il professor Claudio Maffeis, docente di Pediatria presso l’Università di Verona e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Nutrizionale Grana - Per migliorare o risolvere il problema è quindi importante affiancare all’alimentazione corretta una buona pratica motoria in tutti i bambini ed adolescenti". Il peso di bambini e adolescenti non è dunque il solo elemento da monitorare: in particolare, l’aumento di grasso a livello di girovita, importante fattore di rischio di problemi al cuore, di pressione e di grassi nel sangue, è una questione particolarmente rilevante nei più giovani, che hanno bisogno di essere seguiti e controllati, anche al fine di prevenire gravi problematiche da adulti.
Ecco alcuni consigli per i genitori: Occhio a peso, altezza e circonferenza vita, bisogna monitorare costantemente la crescita dei ragazzi. Per qualsiasi dubbio non esitare a chiedere consiglio al pediatra. - Attenzione nella scelta dei cibi: occorre privilegiare alimenti come frutta e verdura che, oltre ad essere salutari, sono ricchi di fibre, che favoriscono la sazietà ed aiutano a controllare l’eccessivo apporto calorico. - Non solo dieta: favorire l’attività fisica regolare, meglio se dando il buon esempio! - Non solo attività sportiva: camminare, fare le scale, andare in bici sono attività che dovrebbero sottrarre tempo a televisione e giochi elettronici. - Giocare con gli amici, magari all’aperto, aiuta a prevenire il sovrappeso e a ridurre i chili in più. - Nella scelta dei campi estivi, privilegiare quelli che offrono anche la possibilità di svolgere attività fisica, come i campus all’aperto. - Organizzare passeggiate e vacanze “attive” che siano un’opportunità per conoscere posti nuovi e nuove attività. - Suggerire sport facilmente praticabili in tutte le stagioni (in spiaggia o in palestra, per esempio) come il tennis, il calcetto, la pallavolo e la pallacanestro. - Regalare la bicicletta per la promozione può essere un’ottima idea. - Soprattutto d’estate, l’idratazione è molto importante: spesso è opportuno incentivare i ragazzi a bere acqua, dato che può capitare che, presi da giochi e impegni, si “dimentichino” di farlo.  

Quindi, se vogliamo occuparci seriamente del ‘futuro’ dei nostri ragazzi, sempre a riguardo della loro salute dobbiamo tornare al ‘passato’: colazione e merende a base di latte, frutta, pane e marmellata e, perché no, ogni tanto la marmellata la si può anche sostituire con del buon casareccio salame. Per quanto riguarda il tragitto casa-scuola dimentichiamoci il modernissimo ‘scuolabus’ con riscaldamento e/o aria condizionata, meglio mandarceli a piedi (magari accompagnati dai nonni) oppure dove possibile in bicicletta, non potrebbe essere per loro nulla di più salutare. Telefonini e aggeggi simili si faccia in odo vengano ‘dimenticati’ a casa, sostituiti magari da un bel coro tra di loro, se qualcuno è ‘stonato’ non importa, nessuno reclamerà e si divertirebbero di più occupandosi così, senza nemmeno rendersene conto, della loro salute futura. Vivere sano oggi (da giovani) per trovarsi sani e vivere meglio … domani. Un saluto. Luciano Cremascoli -