martedì 31 gennaio 2012

CONVEGNO E CORSI - (Cremona 13 e 14 aprile 2012)

Lascio parlare e dire tutto le immagini, io NON servo. me ne sto silenziosamente (almeno per questa volta) in ... disparte.
1° Convegno/Corso: da Venerdì 13 Aprile alle ore 08:00 a Sabato 14 alle ore 12:30 - 
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2° Corso: Sabato 14 Aprile dalle ore 13:15 alle ore 17:15 - 
Un saluto. Luciano Cremascoli -

lunedì 30 gennaio 2012

CUORE DI ALIANTE (di e con Claudio Baglioni)

CUORE DI ALIANTE
Io l'ombra che andò via
costeggiando il muro o restando li
l'uomo che cercò la sua profezia
dritto nel futuro e poi si smarrì
suono di tam tam e io ci ballo su
da tutta una vita fulminea
come un viaggio in tram che ti siedi giu
e e' il capolinea
sono acqua di foce ed e' una croce
non sapere mai se la mia voce è
fiume o oceano e non c'è no fiume
che due volte sia capace
di bagnarmi e darmi pace
perché il tempo se ne va e tutto tace
io resto qua nell'irrealtà
dell'immenso velo del mio cielo a metà
sarà una nuova età o solo un'altra età
il volo di un eterno istante
nel mio cuore di aliante
io l'indio che partì
nel cammino duro di cercare se'
l'arco che lanciò una freccia qui
dentro un cuore puro luogo che non c'è
sonno di amnesie che non dormo più
ma non ho finito di esistere
con queste energie cresco la virtù
di resistere
sono acqua di fonte che al suo monte
non può ritornare e il mio orizzonte é
solo vivere e vivere da solo
come un sasso di un torrente
che non ferma la corrente
perché il tempo se ne va e lascia niente
io resto qua nell'irrealtà
dell'immenso raggio del mio viaggio a metà
sarà una nuova età o solo un'altra età
il volo di un eterno istante
nel mio cuore di aliante
a combattere il tempo come si fa
si può battere solo a tempo di musica
non ti abbattere al tempo che se ne va
lo puoi battere ancora a tempo di musica
sul tempo che va
a tempo di musica nel tempo che va
io resto qua nell'irrealtà
dell'immenso fondo del mio mondo a metà
sarà una nuova età o solo un'altra età
il volo di un eterno istante
nel mio cuore di aliante
io l'ombra che andò via
costeggiando il muro o restando li
l'uomo che cercò la sua profezia
dritto nel futuro e poi si smarrì
a tempo di musica.
Oggi niente parole mie al ... vento, lasciamo fare a Claudio Baglioni ed al suo "Cuore Di Aliante". Un saluto. Luciano Cremascoli -

sabato 28 gennaio 2012

SCUOLE DI RIEDUCAZIONE ALLA PAROLA PER LARINGECTOMIZZATI (non si insegna solo a parlare)

Tanto per chiarire il concetto che nelle Scuole di Rieducazione alla Parola per Laringectomizzati (dell’Ailar o di altre associazioni) sparse su tutto il territorio nazionale (naturalmente, penso, ne esistano in tutti, o quasi, i Paesi dove vengono effettuati questo tipo di interventi chirugici – la laringectomia, totale o parziale che sia) NON si insegna SOLO a tornare di nuovo a parlare anche se non più in possesso delle corde vocali (causa  asportazione della Laringe) o se le si hanno ancora quest’ultime hanno subìto una mutilazione tale da rendere difficile la fonazione. Si prepara e si incita (od invita o meglio, aiuta) il neo Laringectomizzato ad un nuovo modo di vivere questo suo nuovo (mi si scusi la ripetizione) status con o senza ausili per metterlo nelle condizioni di sentirsi il meno menomato possibile; cosa non da poco ma se c’è collaborazione, volontà e caparbietà da parte del ‘paziente’ stesso si può molto anzi, potrebbe fare cose che prima non aveva mai fatto e non si sarebbe mai sognato di fare. Si può immaginare di nuotare (in piscina, in un fiume, in un lago od in mare) con un ‘buco’ (chiamato stoma) alla base del collo che porta direttamente l’aria necessaria a respirare alla base del collo ? SI, è la risposta; lo dimostra il seguente video (si nuota senza ausili, in mare aperto in questo caso sia pur per pochi secondi – siamo in Liguria) 
Laringectomizzato che nuota senza alcun ausilio
e foto (con ausili ed in piscina in questo caso ma lo si può fare ovunque ci sia acqua … sufficiente).
Laringectomizzati in acqua con ausili per la respirazione (anche per sub)
Si può concepire che una persona classe 1937 (intorno ai 75 anni) dopo un intervento di Laringectomia Totale ottenga, senza essere mai salito su un aereo (o quasi prima dell’operazione), il Brevetto di Paracadutista ? SI, è la risposta, si può; ne è riprova l’articolo pubblicato recentemente sul Periodico “CORRIERE DEI LARINGECTOMIZZATI” (peridico prodotto dall’AILAR, Associazione Italiana Laringectomizzati) e testimoniato dal Maestro-Rieducatore (e Laringectomizzato come tutti i volontari che svolgono gratuitamente la loro mansione di Rieducazione nelle Associazioni Onlus) GIUSEPPE SPISSU (detto Geppi per gli amici e colleghi di sventura o avventura che dir si voglia – dopotutto il ‘vivere’ da laringectomizzato è più un’avventura sia pur nella sua drammaticità e come tale ha anche un qualche lato positivo, d’incitazione al ‘fare’, cosa non da poco) della Sezione Ailar di Cagliari. Lo si può evincere dall’immagine sottostante (per visionarla al meglio quindi leggerne con facilità il contenuto consiglio di ‘cliccarci’ sopra con il mouse affinchè s’ingrandisca ).
Articolo da CORRIERE DEI LARINGECTOMIZZATI, periodico dell'AILAR
Per ora è tutto ma mi riprometto di tornare sull’argomento “può un Laringectomizzato...?” al più presto, magari con altri “SI, si può”. Chi volesse sapere qualcosa in più su quanto sopra esposto o necessità di chiarimenti sempre sul tema 'laringectomizzato e dintorni' non ha che da chiedere; io o qualcun altro provvederà a rispondere. Un saluto - 

venerdì 20 gennaio 2012

GINO PAOLI in “QUATTRO AMICI”



QUATTRO   AMICI

Eravamo quattro amici al bar
che volevano cambiare il mondo
destinati a qualche cosa in più
che a una donna ed un impiego in banca
si parlava con profondità
di anarchia e di libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché
e proponevi i tuoi farò.

Eravamo tre amici al bar
uno si è impiegato in banca
si può fare molto pure in tre
mentre gli altri se ne stanno a casa
si parlava in tutta onestà
di individui e solidarietà
tra un bicchier di vino ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché
e proponevi i tuoi farò.

Eravamo due amici al bar
uno è andato con la donna al mare
i più forti però siamo noi
qui non serve mica essere in tanti
si parlava con tenacità
di speranze e possibilità
tra un bicchier di whisky ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché
e proponevi i tuoi sarò.

Sono rimasto io da solo al bar
gli altri sono andati tutti quanti a casa
e quest’oggi verso le tre
son venuti quattro ragazzini
son seduti li vicino a me
con davanti due coche e due caffè
li sentivo chiacchierare
han deciso di cambiare
tutto questo mondo che non va.

Sono qui con quattro amici al bar
che hanno voglia di cambiare il mondo.

E POI CI TROVEREMO COME LE STAR
A BERE WHISKY AL ROXY BAR
O FORSE NON C’INCONTREREMO MAI
OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI…

Gino Paoli in...''QUATTRO AMICI"
Piaciuta ? Se vi è piaciuto risentirla gradirei un cenno di consenso; stesso valesi per un “non mi è mia piaciuta” magari con l’aggiunta di una motivazione. Ad ogni modo, piaciuta o meno a me la cosa non può ‘toccare’ più di tanto, l’importante è che piaccia a me ed è da oltre 3 decenni che ogni tanto me la ascolto. Questa è anche la ragione primaria perché l’ho voluta anche in questo mio Blog. Un saluto. Luciano Cremascoli.

mercoledì 18 gennaio 2012

IL SENSO DELLA MORTE (riflessioni sulla vita)

RIFLESSIONE: il valore della VITA ed il senso della...MORTE
da Marco Ferrini (Matsyavatar das), autore di saggi e libri di letteratura, teologia, psicologia, filosofia, scienza, arte e spiritualità - http://www.marcoferrini.net/biografia/item/biografia.html - Se rimandiamo la riflessione sul tema della morte, operiamo contro di noi. Se la morte è l'unico fatto certo della vita (nella vita ci può capitare di tutto, meno che non morire!), perché questo unico dato certo non viene preso sul serio come merita? Perché non viene colta l'occasione per approfondire una riflessione in merito? Perché si vive come se la morte non ci fosse? Perché tendiamo a non prepararci in previsione di questo unico fatto certo e ci occupiamo di tutt'altro, quando tutto il resto è discutibile e solo probabile? Ci si prepara per diventare questo o quello, per imprese che non è neanche certo che possano farci conseguire il risultato prefisso, mentre il viaggio della vita ha sicuramente un epilogo e questo epilogo è la morte. Non vi appare strano il fatto che le persone vivono come se la morte non ci fosse? La morte viene ignorata o rimossa solo perché ci fa paura ed è la paura ci fa distrarre da questo reale problema. Ma che frustrazione quando accantoniamo un problema invece che risolverlo! Se non ci occupiamo del problema, certo la soluzione non arriverà mai. La persona che si chiude nelle sue paure, diventa come una bestia in trappola. In natura tutto è morte e rinascita. Tutto muore per rivivere. In realtà, esiste soltanto la vita. E allora che cos'è la morte? Un incidente occasionale, un fatto da rimuovere come estraneo alla vita? Se pensassimo così, ci inganneremmo. 
Nascita e morte in un essere umano rappresentano l'alfa e l'omega, il pilastro iniziale e finale della sua vita. Ma di quale vita stiamo parlando? Stiamo prendendo in considerazione la vita incarnata, ma non esiste soltanto la carne. Dunque la morte riguarda tutto l'essere o solo la carne? Per rispondere a questa domanda occorre fare un lavoro approfondito su noi stessi, per ascendere ad un punto di vista che travalica le mere percezioni dei sensi. Le persone prese dal vortice delle esperienze sensoriali sono agitate, ansiose, disturbate, spintonate dagli impulsi come una bilia nei vecchi flipper. Muovono le braccia e credono di volare. Si agitano e credono di agire. Chi si affeziona alle emozioni effimere, prodotte dall'incontro dei sensi con i loro oggetti, brucia il tempo a sua disposizione e perde la possibilità di vivere in serenità. La serenità è uno stato di pace mentale, come ci spiegano i Veda, i primi testi scritti dell'umanità, eccelse opere di visione metafisica e consapevolezza spirituale. Le onde delle acque mentali sono provocate dai pensieri e dalle emozioni e se queste acque non diventano calme, non si può capire cosa ci sia sul fondo della coscienza. Dunque uno dei presupposti fondamentali per riflettere in maniera approfondita e costruttiva, è non avere una mente agitata. Una mente agitata è per definizione un ostacolo alla comprensione, che dire quando si tratta di comprendere fenomeni così alti e sottili come la morte. Occorre liberarsi da quella gabbia senza confini che è la percezione sensoriale con il conseguente turbinio di emozioni e pensieri condizionati.
Ognuno di noi è ad un certo livello di consapevolezza come esito delle proprie scelte. Quando noi scegliamo di aderire ad un dato pensiero o desiderio, piuttosto che ad un altro, e andiamo nella direzione di realizzarlo, facciamo una scelta che determina non solo chi siamo ma anche chi saremo.
Come spiega la Bhagavad-gita, dhira, il saggio, è colui che non teme la morte, perché ha visto e sperimentato la vita, e perciò si rende conto che la morte è solo un passaggio da uno stato di esistenza ad un altro.
Marco  Ferrini
Sarà così ? Non saprei ! Mi riprometto di pensarci seriamente. Se qualcuno se la sente d’esprimere (pubblicamente o privatamente) il proprio parere non potrà che essere gradito; da parte mia sarà garantita una risposta sia pur modesta, non mi ritengo di certo all’altezza di un Marco Ferrini ma un comune osservatore, magari un po’ curioso, ma anche questo, a modo … mio. Un saluto. Luciano Cremascoli -

lunedì 16 gennaio 2012

IMPARA (se…, oppure…)


Tranquilli, quel “impara” non è indirizzato a voi (lettori) ma bensì a me stesso, come se, da solo, parlassi davanti ad uno specchio. Un saluto. Luciano Cremascoli - 

domenica 15 gennaio 2012

OPERATORI DEL TRAPASSO (una realtà lavorativa particolare e silenziosa ma indispensabile)

Un'infermiera rivela i 5 principali rimpianti che le persone esprimono quando sono in punto di morte :
" Ho lavorato per molti anni nelle cure palliative. I miei pazienti erano quelli che erano andati a casa a morire. Abbiamo passato assieme dei momenti assolutamente speciali. Stavo con loro per le ultime settimane, tra 3 e 12, delle loro vite. Le persone crescono molto, quando si confrontano con la propria caducità. Ho imparato a non sottovalutare mai la capacità di crescita delle persone. Alcuni cambiamenti sono stati fenomenali. Ognuno ha provato varie emozioni: come ci si poteva aspettare, rifiuto, paura, rabbia, rimorso, ancora più rifiuto, e, alla fine, accettazione. Tuttavia, ogni paziente ha trovato la propria pace, prima di andarsene; ognuno di loro.
Quando venne loro chiesto se avessero dei rimpianti, o se ci fosse qualcosa che avrebbero fatto in maniera diversa, vennero a galla ripetutamente dei temi comuni. Ecco i 5 più comuni: 1) Vorrei aver vissuto la mia vita senza tradire me stesso, e non la vita che gli altri si aspettavano da me. Questo è stato il rimpianto più comune tra tutti. Quando la gente capisce che la vita sta volgendo al termine, e la osserva chiaramente a ritroso, è facile vedere quanti sogni non sono stati realizzati. La maggioranza delle persone non aveva onorato nemmeno la metà dei propri sogni, e doveva morire sapendo che ciò era dovuto alle scelte che aveva, o che non aveva fatto. E' molto importante cercare di onorare almeno alcuni dei tuoi sogni, lungo il percorso. Dal momento in cui perdi la salute, è troppo tardi. La salute porta con sé una libertà di cui pochissimi si rendono conto, fino a che non ce l'hanno più.2) Vorrei non aver lavorato così duramente. Questo è stato detto da ogni paziente maschio che ho curato. Si sono persi la gioventù dei propri figli e la compagnia della propria partner. Anche le donne hanno parlato di questo rimpianto. Ma, poiché la maggior parte di esse appartenenva ad una generazione più vecchia, molte delle pazienti di sesso femminile non erano state le responsabili del mantenimento della famiglia. Tutti gli uomini che ho curato hanno rimpianto profondamente di aver trascorso così tanto tempo della loro vita dedicandosi ad un lavoro gravoso. Semplificando il tuo stile di vita, ed effettuando scelte coscienti lungo il percorso, è possibile non aver bisogno delle entrate di cui pensi di aver bisogno. E creando più spazio nella tua vita, diventi più felice e più aperto a nuove opportunità, più adatte al tuo nuovo stile di vita.3) Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere le mie emozioni. Molte persone hanno soppresso le proprie emozioni per mantenere la pace con gli altri. Come risultato, si sono adattati ad un'esistenza mediocre, e non sono mai diventati chi sarebbero stati veramente capaci di diventare. Molti, come risultato, hanno sviluppato malattie collegate all'amarezza ed al risentimento che si portavano appresso.
Non possiamo controllare le reazioni degli altri. Comunque, anche se le persone potrebbero reagire quando cambi il modo in cui sei, parlando onestamente, alla fine ciò innalza la relazione ad un livello nuovo, e più sano. O comporta ciò, oppure fa scomparire la relazione malsana dalla tua vita. In ogni modo, tu ci guadagni.4) Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici. Spesso, le persone non capivano veramente i pieni benefici dei vecchi amici, fino alle loro ultime settimane, e non sempre era possibile ritrovarli. Molti erano diventati così presi dalle loro vite che, col trascorrere degli anni, avevano lasciato scivolar via delle amicizie splendide. C'erano profondi rimpianti per non aver dato alle amicizie il tempo e l'impegno che meritavano. A tutti mancano i propri amici, in punto di morte. E' comune per chiunque abbia una vita piena d'impegni lasciar scivolare via le amicizie. Ma quando ti confronti con la tua morte imminente, i dettagli fisici della vita crollano. Le persone vogliono mettere ordine tra i propri affari finanziari, se possibile. Ma non sono il denaro o lo status sociale ad avere veramente importanza, per loro. Vogliono mettere le cose in ordine più per il beneficio di coloro che amano. Spesso, tuttavia, sono troppo malati ed esausti per riuscire anche solamente a gestire questo impegno. Alla fine, tutto si riduce all'amore e alle relazioni. Questo è tutto ciò che rimane nelle ultime settimane: amore e relazioni.5) Vorrei essermi permesso di essere più felice. Questo è sorprendentemente comune. Molti non avevano capito, fino alla fine, che la felicità è una scelta. Erano rimasti incastrati in vecchi schemi ed abitudini. Il cosiddetto 'comfort' della familiarità aveva sopraffatto le loro emozioni, così come le loro vite fisiche. La paura del cambiamento aveva fatto sì che fingessero con gli altri, ed anche con sé stessi, di essere appagati. Una volta entrati profondamente all'interno del proprio cuore, desideravano ridere di gusto, e riportare nelle proprie vite la leggerezza. Quando sei sul tuo letto di morte, ciò che pensano gli altri è ad anni luce di distanza dai tuoi pensieri. Quant'è meraviglioso essere in grado di lasciarsi andare e sorridere ancora, molto tempo prima di morire....".
La vita è una scelta. E' la TUA vita. Scegli consciamente, scegli saggiamente, scegli onestamente. Scegli la felicità. Scegli l'Autenticità...
Dopo quanto letto penso non siano necessari ulteriori chiarimenti e/o commenti. Ha già spiegato tutto lei, questa coraggiosa infermiera (per ovvie ragioni non ne cito il nome), che ha avuto la forza per parecchi anni di lavorare accanto a questi ‘particolari’ pazienti ma non solo, è riuscita a trovare il lato positivo di questo, che io non chiamerei un lavoro ma una vera e propria missione e mettere il tutto nero su bianco sia pure in poche righe; righe piene di verità inimmaginabili, estremo coraggio, serenità d’animo e saggezza. A proposito di saggezza sarà meglio mi fermi, non vorrei ‘rovinare’ quel bel messaggio che questa particolare professionista ci ha lasciato e sul quale molti dovrebbero riflettere ma, più che riflettere magari adoperarsi anche a livello di volontariato (c’è sempre la necessità di volontari coscienti, volonterosi, preparati e desiderosi di dedicarsi al prossimo anche in incarichi meno impegnativi). Un saluto. Luciano Cremascoli -

sabato 7 gennaio 2012

FESTIVITA’ NATALIZIE AL TERMINE (occhio al peso)


Ora che le festività natalizie stanno volgendo al termine e, inutile nascondercelo, ci siamo permessi qualche libertà culinaria in più, qualche pranzo/cena con parenti ed amici di troppo, un poco più di sedentarietà e via dicendo sarebbe opportuno metterci davanti ad uno specchio e fare un piccolo esame di … coscienza ed analizzare (non di certo quali medici) il nostro stato di salute cominciando dal nostro peso corporeo. Il nostro peso risulta dalla differenza tra le calorie che assumiamo con il cibo e quelle consumate con le funzioni vitali e l'attività fisica; anche stare seduti a leggere porta a un consumo di calorie, che sarà diverso dal consumo di comminare o fare sport, ma che comunque c'e. Se introduciamo meno energia di quella che consumiamo, il corpo attinge alle scorte che possiede e le consuma e si dimagrisce. Se introduciamo più energia di quella che consumiamo, l'eccesso si accumula come grasso corporeo. Il peso eccessivo e la magrezza eccessiva sono un importante fattore di rischio per la nostra salute. Dobbiamo imparare a controllare il nostro peso corporeo (una volta al mese può bastare), per decidere se e quando sia il caso di “darci una regolata".
Se vediamo che il peso tende a salire, infatti, e più facile porvi rimedio, senza trovarci all'improvviso nella condizione in cui si può andare incontro a problemi respiratori e ortopedici, a malattie come diabete, ipertensione, cardiopatie e alcuni tipi di tumore. Lo stesso se il peso scende, un controllo ci permette di intervenire prima che possano verificarsi problemi, soprattutto fra gli adolescenti ed i giovani, spinti dai modelli estetici dei media a ridurre il proprio peso fino a compromettere il funzionamento dell'organismo, gli anziani ed anche coloro che un qualche problema di salute già ce l’hanno. Come si fa a capire se il peso e adeguato? Grazie all'indice di Mossa Corporea (IMC), dividendo il peso in chili per l'altezza in metri al quadrato (kg/m2). Se il risultato e compreso tra 18,5 e 24,9 possiamo stare tranquilli, anche se ci vediamo troppo secchi o troppo grassi. II calcolo dell'IMC indica, infatti, il peso-solute, non lo prova costume! Se però il valore e più basso di 18,5 o più alto di 25, e meglio fare qualcosa, parlandone con il proprio medico, senza ricorrere a diete improvvisate. Durante una dieta possiamo mangiare di tutto, variando e lasciando più spazio alla verdura ed alla frutta, che hanno poche calorie e molti nutrienti. I'attività fisica è fondamentale, come, se non più dell'alimentazione: teniamo, quindi, sotto controllo le calorie, ma seguiamo uno stile di vita più attivo. Fare le scale a piedi, parcheggiare un po’ più lontano e camminare, riscoprire il piacere di uno passeggiata anche breve, ma più spesso, sono abitudini economiche che possono aiutare a ristabilire il giusto equilibrio energetico. Va ricordato che sarebbe opportuno verificare il nostro peso con una certa frequenza onde evidenziare eccessive variazioni. Questa verifica andrebbe fatta sempre con la stessa bilancia, cambiandola è facile una discordanza (anche solo di pochi etti) tra una pesa e l’altra e sempre alla stessa ora (non importa se al mattino od alla sera) senza dimenticare se l’abbigliamento tra una verifica e l’altra è variato in peso (facile nei cambi stagione). Detto questo è inutile ripetere che se si notano delle variazioni significative ed in breve tempo meglio ricorrere al proprio medico evitando nel modo più assoluto, come già detto sopra, improvvisare o seguire consigli datici o assimilati tramite media più o meno attendibili. Ed ora, per chi già non lo sta facendo, si dia il via alla verifica peso, non contando più di tanto sulla memoria ma annotando il peso magari su un calendario o su un semplice foglio di carta onde avere sott’occhio e ben visibile e verificabile la situazione. Un saluto. Luciano Cremascoli -